Prologo e due.
E no che non è finita.
La mia nuova compagna di divertimenti ha continuato a giocare - tirando i dadi ed alzando la posta.
Ci siamo visti per una notte intera.
Ma non prima di averle fatto sudare i compiti.
Tre bande di raso, alte almeno quattro centimetri doveva collezionare.
Doveva scegliere della musica, quella che voleva.
Ed una collana di perle. Grandi, le avevo chiesto.
Poi l'avevo prima portata all'happy hour. Per disinibirla, ho pensato.
Ma non ce n'era stato bisogno. Allora avevo deciso di portarla a letto subito.
Passando dal sushi, ma senza prendere le 20.000 lire.
Perchè perdere tempo a comunicare producendo suoni con la bocca, quando si potevano anche aggiungere i messaggi delle cosce, dei sospiri, delle natiche, delle mani, degli sguardi, del calore del corpo, dell'umido della lingua in cerca di qualcosa.
Ma soprattutto, la voglia di soddisfare ogni nostro piacere.
A farmi da piatto per il sushi. Quello con tanta salsa di soya e wasabi, che le pizzica le parti intime ma senza distrarla .
A farsi bendare con una delle fasce, lasciarsi mettere a quattro zampe, farsi legare i polsi e le caviglie con le altre, e farsi scopare da una furia insaziabile. Mani mie sul suo bacino e sfondarla senza pietà. Riceverlo senza poter opporre resistenza. Neanche quando le ficco le dita in bocca, che lei sapientemente succhia e coccola.
Potere ancestrale di maschio - così deve essere.
A godersela chissà per quante volte, da entrambe le parti senza vergogna.
Ad usare la collana di perle da passare una ad una, lente ma inesorabili, come la peggiore delle torture, sulla clitoride ingrossata dalla mente infoiata della vittima: sperare che il filare non finisse mai. Che la pressione che esercito sia forte sì, ma non tanto da rovinare il giochino, frantumando la corda che tiene assieme la fila di sfere che la eccitano tanto, ma non la fanno mai venire.
A bere il nettare che la contraddistingue e che la bagna da dentro.
A succhiare il mio membro con gusto, quasi come se piacesse più a lei.
A conficcarle le unghie nel culo, per marchiarla come si fa con gli animali.
Già animali. Il tempo scorre e si ferma, mentre i nostri corpi animati all'unisono si fondono e si confondono, in un concerto animale.
Chiedere ed avere. Niente divieti. Niente paure. Niente limiti.
Davanti, sotto, di dietro.
Un pò remissimiva, ma va bene così per una volta - perchè è mia e non mi scappa.
Ore di giochi, di libidine, di amplessi armoniosi.
Fino al collasso fisico.
Quello accanto l'uno all'altro.
A dormire per il resto della notte.
E a risvegliarsi poi per scoprire solo di volerlo fare ancora.
Infine concludere con un innocente colazione anonima, tra sguardi forti, ed un bacio rubato sulle scale dell'ufficio, tra mille emozioni e stordimenti annessi.
Come qualcuno mi disse tempo fa: chi l'ha detto che non si può fare una bella scopata con un'amica ?
Godo del passato e mi preparo alla prossima.
Rinasco felice.
E vivo allegramente l'attesa.
sabato 1 dicembre 2007
giovedì 15 novembre 2007
Mi manca l'aroma
L'aroma del sesso.
Sesso di femmina in calore.
Che scivola bagnata.
E che non chiede, pretende.
Tutto il resto è in bianco e nero.
Sesso di femmina in calore.
Che scivola bagnata.
E che non chiede, pretende.
Tutto il resto è in bianco e nero.
venerdì 9 novembre 2007
Coito Interrotto
Così com'è arrivata, se n'è andata.
Di nuovo.
Lontano.
Come se lo spettacolo fosse finito, il palcoscenico vuoto, l'emozione svanita.
Lei.
Che tanto mi aveva dato. Rinato dalle ceneri. Valore a cose nove, financo futili, ma vere, necessarie.
Ed ora se n'è andata lontano, neanche lei sa se tornerà.
L'ultimo pranzo è stato pure noioso, scontato.
Se non fosse stato per quello sguardo da porca, che se non avessi saputo quanto la ninfomane ci sapeva fare, mi sarebbe davvero rimasto il dubbio.
Coito interrotto.
Perchè dopo essere andato per la tangente, ritornato sulla terra, dei guizzi di paradiso conditi con malizia, è scomparsa di nuovo.
Eppure a me sembra che il coito sia stato interrotto, mai finito.
Sarò un nostalgico, ma ho l'impressione che ci sarà ancora da dire.
Di solito non mi sbaglio.
In tutti i casi mi manca il mio Skianto.
Quella voglia insaziabile di cazzo. Lo sguardo che parla senza suoni. Il sorriso magnetico.
Ho voglia di lei, del suo aroma, del suo calore.
Di nuovo.
Lontano.
Come se lo spettacolo fosse finito, il palcoscenico vuoto, l'emozione svanita.
Lei.
Che tanto mi aveva dato. Rinato dalle ceneri. Valore a cose nove, financo futili, ma vere, necessarie.
Ed ora se n'è andata lontano, neanche lei sa se tornerà.
L'ultimo pranzo è stato pure noioso, scontato.
Se non fosse stato per quello sguardo da porca, che se non avessi saputo quanto la ninfomane ci sapeva fare, mi sarebbe davvero rimasto il dubbio.
Coito interrotto.
Perchè dopo essere andato per la tangente, ritornato sulla terra, dei guizzi di paradiso conditi con malizia, è scomparsa di nuovo.
Eppure a me sembra che il coito sia stato interrotto, mai finito.
Sarò un nostalgico, ma ho l'impressione che ci sarà ancora da dire.
Di solito non mi sbaglio.
In tutti i casi mi manca il mio Skianto.
Quella voglia insaziabile di cazzo. Lo sguardo che parla senza suoni. Il sorriso magnetico.
Ho voglia di lei, del suo aroma, del suo calore.
lunedì 22 ottobre 2007
E infatti non è finita qui
Prologo.
"Grande, enorme, inutile" - fu il mio primo pensiero quando mi diedero la macchina a noleggio.
Le ho sempre odiate quelle macchine imparcheggiabili.
Grigia topo poi, sbiadita come il grigiore dell'autunno.
Questa è la macchina in cui abbiamo fatto l'amore.
Quattro sedili.
Una macchina lunga e larga.
Da riempire.
Chissà se una macchina ha i ricordi ? Delle migliaia di chilometri, delle centinaia di scopate, delle dozzine di abbracci, delle decine di sospiri, delle parole dette e di quelle non dette.
Prima ci aveva portato all'happy hour, tra le cazzate ed i sorrisi, tra le parole e gli sguardi.
Vino per lei, birra per me.
Una a testa ora ci basta per disinibirci, per far sentire imbarazzata la coppia davanti quando ci vede baciare ridacchiando, tanto da fargli dire "scusate".
Una sola dove prima ce n'erano volute sei.
E poi lei ci aveva portato a sgranicchiare qualcosa, come se non sapessimo dove saremmo andati a finire, come se volessimo rubare il tempo all'apice della serata.
Come se ci infliggessimo una disciplina masochista, che però ci piaceva tanto.
Sempre lei, la macchina con gli occupanti di turno, in silenzio senza parlare nè di noi nè delle coppie che ci avevano preceduto. Muta, pensando a mantenere il segreto, così aperto ai passanti, così ovvio dal di fuori.
La mia compagna era timida quando le dicevo le cose dirette, era titubante quando la mettevo a disagio apposta, perchè tutto doveva essere fuorchè noia. Non fu timida quando iniziammo a baciarci come gli adolescenti, unica macchina nella strada dove quella sera avrebbero lavato l'asfalto.
Non fu timida per niente quando mi aprì la zip, me lo tirò fuori e poi come per nasconderlo al mondo se lo mise tutto in bocca, pulsante, incredulo, ma dignitoso, ed incominciò a succhiarlo come sembrava non faceva da tempo. Con gusto, che monella! Assaporando i dossi delle vene. Soffermandosi dove doveva. Con ritmo e delicatezza.
Le slacciai i jeans: il perizoma mi fece pompare ancora più sangue.
La toccai impiastricciandomi le mani del suo miele.
L'aria dell'abitacolo si profumò del nostro aroma.
Aroma di voglia incontrollabile, di sesso da godere, di lasciarsi andare a quello che arriva senza pregiudizi.
Eravamo troppo in vista, troppo scomodi, troppo infoiati.
Ci movemmo in un altro luogo: andammo in un posto appartato, ma la scomodità c'era ancora.
"Che si fa ?" chiesi io sapendo la risposta.
"Andiamo dietro" disse lei indicando il sedile posteriore ed arrossendo, mentre il finale della frase si perdeva nella vergogna.
Ci spostammo.
Ci spogliammo.
Finalmente il suo corpo.
Bello, da sfiorare ogni centimetro, da esplorare tutto.
Umori, odori, sospiri, baci, palpate, carezze.
Tutto assieme.
Annullando il resto.
Creando la nostra isola di lussuria.
Si sedette sopra di me.
Le presi le chiappe, rotonde, sode, finalmente color rosa candido.
Con una pennellata di nero - il perizoma, mezzo bagnato, mezzo perso tra quelle chiappe dure.
Si abbandonò a sè stessa, iniziò a muovere il bacino, incurante di cosa potessi pensare.
Le misi un dito nel didietro, poco igienico forse, ma sicuramente meraviglioso per entrambi.
Venni.
Venne.
Ma non prima di sentirla che mi stava usando.
Per i suoi porci comodi.
Gustandosi il mio cazzo per tutta la sua lunghezza.
Lentamente, con un guizzo sulla punta, poi di nuovo lentamente.
Chiudendo gli occhi, come sull'isola fosse sola.
Su e giù, su e giù.
Stringendo il sedile posteriore tra le mani; che quando diventarono bianche mi fecero capire che stava venendo.
Il giorno dopo la macchina fu restituita.
Vuota.
Fredda.
Col suo carico di ricordi.
Il suo peso di responsabilità.
E nonostante fosse pulita da mani ignare, ritenne comunque un pò di noi.
Di come l'avevamo fatto da animali.
Di come i sospiri echeggiavano in sintonia.
Di come i nostri sessi avevano combaciato così spontaneamente.
Di come ce l'eravamo davvero spassata.
"Piccola, minuscola, utilissima" fu il mio primo pensiero quando ripensai a tutto quello che era successo.
"Grande, enorme, inutile" - fu il mio primo pensiero quando mi diedero la macchina a noleggio.
Le ho sempre odiate quelle macchine imparcheggiabili.
Grigia topo poi, sbiadita come il grigiore dell'autunno.
Questa è la macchina in cui abbiamo fatto l'amore.
Quattro sedili.
Una macchina lunga e larga.
Da riempire.
Chissà se una macchina ha i ricordi ? Delle migliaia di chilometri, delle centinaia di scopate, delle dozzine di abbracci, delle decine di sospiri, delle parole dette e di quelle non dette.
Prima ci aveva portato all'happy hour, tra le cazzate ed i sorrisi, tra le parole e gli sguardi.
Vino per lei, birra per me.
Una a testa ora ci basta per disinibirci, per far sentire imbarazzata la coppia davanti quando ci vede baciare ridacchiando, tanto da fargli dire "scusate".
Una sola dove prima ce n'erano volute sei.
E poi lei ci aveva portato a sgranicchiare qualcosa, come se non sapessimo dove saremmo andati a finire, come se volessimo rubare il tempo all'apice della serata.
Come se ci infliggessimo una disciplina masochista, che però ci piaceva tanto.
Sempre lei, la macchina con gli occupanti di turno, in silenzio senza parlare nè di noi nè delle coppie che ci avevano preceduto. Muta, pensando a mantenere il segreto, così aperto ai passanti, così ovvio dal di fuori.
La mia compagna era timida quando le dicevo le cose dirette, era titubante quando la mettevo a disagio apposta, perchè tutto doveva essere fuorchè noia. Non fu timida quando iniziammo a baciarci come gli adolescenti, unica macchina nella strada dove quella sera avrebbero lavato l'asfalto.
Non fu timida per niente quando mi aprì la zip, me lo tirò fuori e poi come per nasconderlo al mondo se lo mise tutto in bocca, pulsante, incredulo, ma dignitoso, ed incominciò a succhiarlo come sembrava non faceva da tempo. Con gusto, che monella! Assaporando i dossi delle vene. Soffermandosi dove doveva. Con ritmo e delicatezza.
Le slacciai i jeans: il perizoma mi fece pompare ancora più sangue.
La toccai impiastricciandomi le mani del suo miele.
L'aria dell'abitacolo si profumò del nostro aroma.
Aroma di voglia incontrollabile, di sesso da godere, di lasciarsi andare a quello che arriva senza pregiudizi.
Eravamo troppo in vista, troppo scomodi, troppo infoiati.
Ci movemmo in un altro luogo: andammo in un posto appartato, ma la scomodità c'era ancora.
"Che si fa ?" chiesi io sapendo la risposta.
"Andiamo dietro" disse lei indicando il sedile posteriore ed arrossendo, mentre il finale della frase si perdeva nella vergogna.
Ci spostammo.
Ci spogliammo.
Finalmente il suo corpo.
Bello, da sfiorare ogni centimetro, da esplorare tutto.
Umori, odori, sospiri, baci, palpate, carezze.
Tutto assieme.
Annullando il resto.
Creando la nostra isola di lussuria.
Si sedette sopra di me.
Le presi le chiappe, rotonde, sode, finalmente color rosa candido.
Con una pennellata di nero - il perizoma, mezzo bagnato, mezzo perso tra quelle chiappe dure.
Si abbandonò a sè stessa, iniziò a muovere il bacino, incurante di cosa potessi pensare.
Le misi un dito nel didietro, poco igienico forse, ma sicuramente meraviglioso per entrambi.
Venni.
Venne.
Ma non prima di sentirla che mi stava usando.
Per i suoi porci comodi.
Gustandosi il mio cazzo per tutta la sua lunghezza.
Lentamente, con un guizzo sulla punta, poi di nuovo lentamente.
Chiudendo gli occhi, come sull'isola fosse sola.
Su e giù, su e giù.
Stringendo il sedile posteriore tra le mani; che quando diventarono bianche mi fecero capire che stava venendo.
Il giorno dopo la macchina fu restituita.
Vuota.
Fredda.
Col suo carico di ricordi.
Il suo peso di responsabilità.
E nonostante fosse pulita da mani ignare, ritenne comunque un pò di noi.
Di come l'avevamo fatto da animali.
Di come i sospiri echeggiavano in sintonia.
Di come i nostri sessi avevano combaciato così spontaneamente.
Di come ce l'eravamo davvero spassata.
"Piccola, minuscola, utilissima" fu il mio primo pensiero quando ripensai a tutto quello che era successo.
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lunedì 24 settembre 2007
Nessuna morale, nessun piano, nessuna pietà
Quando meno te lo aspetti.
Quando proprio non ci pensi.
Quando poi ti sfidi vincendo inaspettatamente.
Il fascino delle cose che accadono spontanee, senza secondi fini.
E ti senti a camminare a petto gonfio, tronfio del fuoco che senti tracimare nelle vene.
L'energia che ti permea e che ti fa volare senza mai farti schiantare.
Non doveva venire, mi avevi assicurato che non ce lo avrebbe fatta.
Io me li ero sentiti piantati addosso quegli occhi azzurri già il giorno prima, quando timida aveva parlato di tutto e di niente, nonostante il messaggio fosse chiaro: quel sorriso non mentiva, quei capelli color scarlatto urlavano voglia di lasciarsi andare.
Si era presentata a tradimento, quando le mie difese erano abbassate.
Proprio quando già la testa mi girava dopo la prima birra, perchè così quella sera sapevo di trovare la serenità nonostante le tante persone conosciute, per oleare le inibizioni e lasciarsi andare, superandosi ad ogni parola, ad ogni gesto.
Quando si metteva di fronte a me, mi trafiggeva con gli occhi, faceva stoccate coi sorrisi, mi parlava con tutto il corpo. E non mi mollava un istante.
La seconda birra era tra le mie mani, le luci davano il ritmo alla musica.
Sullo sfondo incolore un fiume in piena di tatuaggi e occhi sbiaditi.
C'erano altri, i discorsi tra i più scontati, noiosi.
Tra quegli altri chi ci provava, ma io e lei sentivamo già il sapore della pelle dell'altro.
Tuttavia, l'unico contatto era il bicchiere, ingenuamente condiviso.
Come fosse un gesto scontato, ma carico di significato.
Specialmente quando passava di mano. Con piccole carezze.
I ritmi diventavano sempre più assordanti ma sempre più muti.
"Vado in bagno ma non sparire" le dico all'orecchio dopo aver danzato senza peso insieme, minuti che toglievano tempo al nostro vero comunicare.
"Anche io devo andare" risponde lei, aprendo poi leggermente la bocca come se volesse aggiungere qualcosa. Ma senza farlo.
Andava sempre in coppia con la sua amichetta.
"Non ti molla un attimo, eh ?"
"Purtroppo no", mi rispose.
"Ho voglia di baciarti", azzardai alla quinta birra ma perfettamente padrone.
Osare per ottenere.
Spiazzare per provocare.
Scambiarsi birra toccandosi le dita.
Parlandosi strofinando il braccio.
Guardarsi accarezzandosi i piedi.
Di fronte in piedi, tra mille occhi che ti conoscono, il ritmo che non si stanca, la musica che ti fa urlare nelle orecchie, la bolgia di corpi sudati che si muovono comunicando sesso.
"Anche io", rispose con la bocca e con gli occhi.
Potere.
Potere ancestrale di maschio, che guida e che conduce, che attira inesorabilmente la sua preda nella trappola. Senza errori, passo dopo passo, ciudendo le porte per evitare di fare passi indietro.
Quella trappola che grazie alla miriade di messaggi la fa entrare e non la fa più uscire.
Senza costringerla, ma facendole desiderare di essere rapita.
Rapita e posseduta.
"Non vedo la tua amica, la cerchiamo ?".
"Certo, andiamo di là".
La seguo, le metto la mano sul fianco e stringo. Lei rallenta: "Non c'è neanche qui".
"Andiamo ancora più in là", le dico prendendole saldamente la cintura da dietro per farle capire che la posseggo. Si sente stretto il bacino, si confonde, chiudendo gli occhi e sospirando quando le mie labbra le scrivono vertigini sul collo morbido. E' braccata e non ha scampo.
Posso farle quello che desidero perchè è quello che muore dalla voglia di fare.
Baci dolci e bellissimi. Eccitanti. Esplorando singhiozzi dell'anima.
Brividi salati, reazioni emotive, discussioni ormonali.
Quel corpo arreso alla mia mercè. Usato ma non abusato.
Il mio corpo a sua disposizione, per i suoi porci comodi.
I minuti che passano, come fossimo adolescenti, distratti l'un dall'altro, ma in sincronia senza conoscersi.
Bello, libero, potente.
Infine il ritorno elegante in società. Le palpate davanti agli altri, senza farsi vedere.
Complice il buio. Complice la furbizia.
Brividi alla schiena.
La sensazione di calore che solo chi è arrapato dentro può provare.
Godendo dell'aspettativa, bramando l'atto, in ginocchio per un orgasmo lento.
Un gioco spontaneo, senza regole, ma sorprendentemente eseguito all'unisono perchè qui le regole non servono.
Un bisbiglio all'orecchio nel mezzo di una discussione tra più persone, una minaccia testimone dell'arsura: "Fermati o io non mi fermo".
"Mi fermo, ma non finisce qui".
Rispetto e libidine.
Cinque del mattino. Parecchie birre. Tutto sotto controllo, eccetto la testa che gira, le mani che si muovono da sole, le parole che escono senza rossori, l'erezione maestrale che non si vergogna nel buio ed il suo incessante esplorarmi.
Felice. Libero.
Libero come sono stato.
Ho dei centimetri di cielo sotto ai piedi, adesso tiro la maniglia della porta e vado fuori, per prepararmi a quello che verrà.
Quando proprio non ci pensi.
Quando poi ti sfidi vincendo inaspettatamente.
Il fascino delle cose che accadono spontanee, senza secondi fini.
E ti senti a camminare a petto gonfio, tronfio del fuoco che senti tracimare nelle vene.
L'energia che ti permea e che ti fa volare senza mai farti schiantare.
Non doveva venire, mi avevi assicurato che non ce lo avrebbe fatta.
Io me li ero sentiti piantati addosso quegli occhi azzurri già il giorno prima, quando timida aveva parlato di tutto e di niente, nonostante il messaggio fosse chiaro: quel sorriso non mentiva, quei capelli color scarlatto urlavano voglia di lasciarsi andare.
Si era presentata a tradimento, quando le mie difese erano abbassate.
Proprio quando già la testa mi girava dopo la prima birra, perchè così quella sera sapevo di trovare la serenità nonostante le tante persone conosciute, per oleare le inibizioni e lasciarsi andare, superandosi ad ogni parola, ad ogni gesto.
Quando si metteva di fronte a me, mi trafiggeva con gli occhi, faceva stoccate coi sorrisi, mi parlava con tutto il corpo. E non mi mollava un istante.
La seconda birra era tra le mie mani, le luci davano il ritmo alla musica.
Sullo sfondo incolore un fiume in piena di tatuaggi e occhi sbiaditi.
C'erano altri, i discorsi tra i più scontati, noiosi.
Tra quegli altri chi ci provava, ma io e lei sentivamo già il sapore della pelle dell'altro.
Tuttavia, l'unico contatto era il bicchiere, ingenuamente condiviso.
Come fosse un gesto scontato, ma carico di significato.
Specialmente quando passava di mano. Con piccole carezze.
I ritmi diventavano sempre più assordanti ma sempre più muti.
"Vado in bagno ma non sparire" le dico all'orecchio dopo aver danzato senza peso insieme, minuti che toglievano tempo al nostro vero comunicare.
"Anche io devo andare" risponde lei, aprendo poi leggermente la bocca come se volesse aggiungere qualcosa. Ma senza farlo.
Andava sempre in coppia con la sua amichetta.
"Non ti molla un attimo, eh ?"
"Purtroppo no", mi rispose.
"Ho voglia di baciarti", azzardai alla quinta birra ma perfettamente padrone.
Osare per ottenere.
Spiazzare per provocare.
Scambiarsi birra toccandosi le dita.
Parlandosi strofinando il braccio.
Guardarsi accarezzandosi i piedi.
Di fronte in piedi, tra mille occhi che ti conoscono, il ritmo che non si stanca, la musica che ti fa urlare nelle orecchie, la bolgia di corpi sudati che si muovono comunicando sesso.
"Anche io", rispose con la bocca e con gli occhi.
Potere.
Potere ancestrale di maschio, che guida e che conduce, che attira inesorabilmente la sua preda nella trappola. Senza errori, passo dopo passo, ciudendo le porte per evitare di fare passi indietro.
Quella trappola che grazie alla miriade di messaggi la fa entrare e non la fa più uscire.
Senza costringerla, ma facendole desiderare di essere rapita.
Rapita e posseduta.
"Non vedo la tua amica, la cerchiamo ?".
"Certo, andiamo di là".
La seguo, le metto la mano sul fianco e stringo. Lei rallenta: "Non c'è neanche qui".
"Andiamo ancora più in là", le dico prendendole saldamente la cintura da dietro per farle capire che la posseggo. Si sente stretto il bacino, si confonde, chiudendo gli occhi e sospirando quando le mie labbra le scrivono vertigini sul collo morbido. E' braccata e non ha scampo.
Posso farle quello che desidero perchè è quello che muore dalla voglia di fare.
Baci dolci e bellissimi. Eccitanti. Esplorando singhiozzi dell'anima.
Brividi salati, reazioni emotive, discussioni ormonali.
Quel corpo arreso alla mia mercè. Usato ma non abusato.
Il mio corpo a sua disposizione, per i suoi porci comodi.
I minuti che passano, come fossimo adolescenti, distratti l'un dall'altro, ma in sincronia senza conoscersi.
Bello, libero, potente.
Infine il ritorno elegante in società. Le palpate davanti agli altri, senza farsi vedere.
Complice il buio. Complice la furbizia.
Brividi alla schiena.
La sensazione di calore che solo chi è arrapato dentro può provare.
Godendo dell'aspettativa, bramando l'atto, in ginocchio per un orgasmo lento.
Un gioco spontaneo, senza regole, ma sorprendentemente eseguito all'unisono perchè qui le regole non servono.
Un bisbiglio all'orecchio nel mezzo di una discussione tra più persone, una minaccia testimone dell'arsura: "Fermati o io non mi fermo".
"Mi fermo, ma non finisce qui".
Rispetto e libidine.
Cinque del mattino. Parecchie birre. Tutto sotto controllo, eccetto la testa che gira, le mani che si muovono da sole, le parole che escono senza rossori, l'erezione maestrale che non si vergogna nel buio ed il suo incessante esplorarmi.
Felice. Libero.
Libero come sono stato.
Ho dei centimetri di cielo sotto ai piedi, adesso tiro la maniglia della porta e vado fuori, per prepararmi a quello che verrà.
lunedì 3 settembre 2007
Vedo solo un monitor vuoto
Lo guardo spesso questo monitor vuoto, temendo di andare a letto.
Ho voglia di sfogarmi, ma tutto quelo che vedo sono le mie dita che accarezzano invano i tasti inerti. Nn o neanche più voglia di descriverla questa apatia.
Sarà l'approccio del "Mi vuoi", anzichè del "Ti voglio".
Sarà quel poco di inerzia non propositiva, che ammazza ogni fantasia.
C'è un mondo sporco là fuori, che mi chiama.
Ed io dal mio mondo pulito lo ascolto, ma non mi ci avvicino.
Ticchettano le gocce di pioggia sul tetto, scandiscono il tempo perduto che non si recupera più.
Le sensazioni che accompagnano il desideio si intorpidiscono, perchè nessuno le stimola più.
Meglio bruciare veloci a bene, piuttosto che spegnersi lentamente.
"Questo no".
"Non così".
Stanchi di chiedere.
Stanchi di non lasciarsi andare.
Stanchi di non farlo sporco.
E' l'indifferenza che uccide il desiderio.
La consapevolezza che non si gioca più.
Per ora.
Il desiderio di cambiare giocatori.
Il desiderio di giocare sporco.
Senza regole.
Così come viene. Con chi viene.
La speranza di vedere mani dipinte di rosso che coprono le mie, rallentandole, ticchettando assieme sulla tastiera, per distogliermi da questo monitor vuoto. Per farmi rapire da un turbinio di emozioni forti.
Dove le gocce di pioggia sono il ritmo, non il passare del tempo.
Ho voglia di sfogarmi, ma tutto quelo che vedo sono le mie dita che accarezzano invano i tasti inerti. Nn o neanche più voglia di descriverla questa apatia.
Sarà l'approccio del "Mi vuoi", anzichè del "Ti voglio".
Sarà quel poco di inerzia non propositiva, che ammazza ogni fantasia.
C'è un mondo sporco là fuori, che mi chiama.
Ed io dal mio mondo pulito lo ascolto, ma non mi ci avvicino.
Ticchettano le gocce di pioggia sul tetto, scandiscono il tempo perduto che non si recupera più.
Le sensazioni che accompagnano il desideio si intorpidiscono, perchè nessuno le stimola più.
Meglio bruciare veloci a bene, piuttosto che spegnersi lentamente.
"Questo no".
"Non così".
Stanchi di chiedere.
Stanchi di non lasciarsi andare.
Stanchi di non farlo sporco.
E' l'indifferenza che uccide il desiderio.
La consapevolezza che non si gioca più.
Per ora.
Il desiderio di cambiare giocatori.
Il desiderio di giocare sporco.
Senza regole.
Così come viene. Con chi viene.
La speranza di vedere mani dipinte di rosso che coprono le mie, rallentandole, ticchettando assieme sulla tastiera, per distogliermi da questo monitor vuoto. Per farmi rapire da un turbinio di emozioni forti.
Dove le gocce di pioggia sono il ritmo, non il passare del tempo.
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domenica 26 agosto 2007
La palude della concupiscenza
La ricerca dei piaceri olimpici si infrange sulla realtà dell’immaginario erotico incompiuto.
Non quello noioso, quello pulito.
Il sesso è una cosa sporca.
Io non sono carne morta
Non quello noioso, quello pulito.
Il sesso è una cosa sporca.
Io non sono carne morta
martedì 14 agosto 2007
Il tempo uccide
Uno.
Due.
Tre.
Quattro.
Cinque.
Sei.
Sette.
Otto.
Nove.
Dieci.
Undici.
Dodici.
Tredici.
Quattordici.
Quindici.
Sedici.
Diciassette.
Diciotto.
Diciannove.
Venti.
Ventuno.
Ovvero, mi nutro di sesso ma sono costretto a digiunare.
Due.
Tre.
Quattro.
Cinque.
Sei.
Sette.
Otto.
Nove.
Dieci.
Undici.
Dodici.
Tredici.
Quattordici.
Quindici.
Sedici.
Diciassette.
Diciotto.
Diciannove.
Venti.
Ventuno.
Ovvero, mi nutro di sesso ma sono costretto a digiunare.
Ventuno.
Lunghi da scrivere.
Noiosi da leggere.
Interminabili da vivere.
Ventuno giorni senza nutrirsi.
Sono frenetico e disorganizzato, ma riesco a mantenere le cose in movimento.
Come l'artista fa sempre girarei piatti cinesi, io faccio girare le cose attorno a me senza farle cadere nel dimenticatoio.
Lunghi da scrivere.
Noiosi da leggere.
Interminabili da vivere.
Ventuno giorni senza nutrirsi.
Sono frenetico e disorganizzato, ma riesco a mantenere le cose in movimento.
Come l'artista fa sempre girarei piatti cinesi, io faccio girare le cose attorno a me senza farle cadere nel dimenticatoio.
Grinta e determinazione.
Nonostante sia iperattivo, sopravvivo e non mi annoio.
Ma c’è un problema.
La pace. La quiete.
Non riesco a trovarla.
Eccetto che in un modo: il plateau del sesso ricco, il culmine del piacere edonistico.
L’esperienza regolatrice ultima, che mi permette di fare andare il resto senza intoppi.
Esperienza della quale ho bisogno di nutrirmi, avidamente.
Nonostante sia iperattivo, sopravvivo e non mi annoio.
Ma c’è un problema.
La pace. La quiete.
Non riesco a trovarla.
Eccetto che in un modo: il plateau del sesso ricco, il culmine del piacere edonistico.
L’esperienza regolatrice ultima, che mi permette di fare andare il resto senza intoppi.
Esperienza della quale ho bisogno di nutrirmi, avidamente.
Ventuno giorni di astinenza sono difficili.
Alterano il mio stato d’animo, frantumano il mio equilibrio, sbriciolano la buona volontà.
E ti lasciano il vuoto, pieno di rabbia.
Rabbia che ti spinge ad essere cacciatore. Come gli animali. Come puoi. Non ti fermi neanche quando giungi al Ventiduesimo giorno, quando il contatore si azzera.
E ti lasciano il vuoto, pieno di rabbia.
Rabbia che ti spinge ad essere cacciatore. Come gli animali. Come puoi. Non ti fermi neanche quando giungi al Ventiduesimo giorno, quando il contatore si azzera.
Il tempo uccide.
Maledetto placebo del Ventiduesimo giorno.
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frustrazione
giovedì 2 agosto 2007
Sono su una montagna russa. E non si ferma.
Alla fine il caffè me lo son fatto.
Da solo.
Ho spento le luci di fuori, a chi servivano più.
Ho tolto il cd di Lorenzo, che le piace tanto.
Ho tolto le mutande grigie, quelle che la eccitano.
La barba me la son fatta per nulla.
Il gel mi accompagnerà a letto.
Sul messenger posso ritornare visibile, nessuno mi interromperebbe.
Ho tolto i cuscini dal dondolo, che stanotte il prato si innaffia.
Ho spento il cellulare, oramai non chiama più.
Impazzire e crogiolarsi.
Eppure mi aveva detto che sarebbe passata.
Sarà successo un imprevisto, o semplicemente una normalità.
Queste storie clandestine sono a volte tanto trasgressive, quanto deludenti.
Mi piace rompere gli schemi però.
Se non puoi venire e neanche avvisarmi, così sia.
Senza paranoie.
Così come sarebbe successo, se fossi venuta qui.
A interrompere il dolce fluire della noia solitaria.
Con quel pizzico di instabilità che porti sempre con te.
Che però mi piace tanto, che mi fa sempre emozionare.
Anche se non ti ho visto.
Anche se non sarebbe successo nulla se fossi stata qui.
Ma proprio questo è il bello: vivere qui ma essere su di un altro pianeta.
E restare positivo.
Mi farò un bicchiere di latte.
Mi perderò nel suo colore pallido, che mi fa pensare a te.
Da solo.
Ho spento le luci di fuori, a chi servivano più.
Ho tolto il cd di Lorenzo, che le piace tanto.
Ho tolto le mutande grigie, quelle che la eccitano.
La barba me la son fatta per nulla.
Il gel mi accompagnerà a letto.
Sul messenger posso ritornare visibile, nessuno mi interromperebbe.
Ho tolto i cuscini dal dondolo, che stanotte il prato si innaffia.
Ho spento il cellulare, oramai non chiama più.
Impazzire e crogiolarsi.
Eppure mi aveva detto che sarebbe passata.
Sarà successo un imprevisto, o semplicemente una normalità.
Queste storie clandestine sono a volte tanto trasgressive, quanto deludenti.
Mi piace rompere gli schemi però.
Se non puoi venire e neanche avvisarmi, così sia.
Senza paranoie.
Così come sarebbe successo, se fossi venuta qui.
A interrompere il dolce fluire della noia solitaria.
Con quel pizzico di instabilità che porti sempre con te.
Che però mi piace tanto, che mi fa sempre emozionare.
Anche se non ti ho visto.
Anche se non sarebbe successo nulla se fossi stata qui.
Ma proprio questo è il bello: vivere qui ma essere su di un altro pianeta.
E restare positivo.
Mi farò un bicchiere di latte.
Mi perderò nel suo colore pallido, che mi fa pensare a te.
lunedì 23 luglio 2007
Riscoprire l'animale che è in te, in nero e rosa
Forme e colori.
Prendono le sinapsi a grappoli, e le stringono intorpedendole.
Forme e colori che vanno dirette al cervello. Comunicano senza parlare.
Forme e colori, ma anche grandezza e posizione.
E fu così che dopo indugi, titubanze, diffidenze, ci tatuammo.
"scegli tu dove metterlo", mi disse.
"Qui, dove si vede e non si vede". Nel menage giornaliero intendevo.
Ma si vede bene nel menage a due: quando sei a quatro zampe, ed il disegno nitido si fonde con le curve del tuo corpo.
E fu così che quel pomeriggio si spogliò, si distese sul letto , di fronte all'unico specchio della camera. Appoggiò prima le mani, poi i gomiti.
Infine passò la mano con le unghie dipinte rosso porco fino ad andare a toccarsi.
Come se io non esistessi, come se fossero due lei , una vera davanti a me, l'altra riflessa che ogni tanto mi guardava.
Un'armonia di rosa diversi, con quel meraviglioso nero del tatuaggio che si sposava con il colore delle scarpe, i cui tacchi orizzontali puntavano dritto a me.
Uno spettacolo da gustare, una storia da raccontare.
Finchè, confuso dai suoi fianchi selvaggi, decisi di scrivere il mio finale.
Quello fatto di movimenti lenti, quello che alterna le carezze dolci, al ratto delle ciocche bionde da usarsi come volante nella folle corsa verso l'orgasmo.
Desiderio, passione e utilizzo del corpo.
Lo scopo non è arrivare, ma viaggiare.
Viaggiare nel mondo della lascivia, infoiati dall'odore del sesso, mordicchiandosi le labbra.
Quelle del volto, e quelle della buia unione delle sue gambe.
Godo senza essere soddisfatto, perchè così posso averne ancora.
Prendono le sinapsi a grappoli, e le stringono intorpedendole.
Forme e colori che vanno dirette al cervello. Comunicano senza parlare.
Forme e colori, ma anche grandezza e posizione.
E fu così che dopo indugi, titubanze, diffidenze, ci tatuammo.
"scegli tu dove metterlo", mi disse.
"Qui, dove si vede e non si vede". Nel menage giornaliero intendevo.
Ma si vede bene nel menage a due: quando sei a quatro zampe, ed il disegno nitido si fonde con le curve del tuo corpo.
E fu così che quel pomeriggio si spogliò, si distese sul letto , di fronte all'unico specchio della camera. Appoggiò prima le mani, poi i gomiti.
Infine passò la mano con le unghie dipinte rosso porco fino ad andare a toccarsi.
Come se io non esistessi, come se fossero due lei , una vera davanti a me, l'altra riflessa che ogni tanto mi guardava.
Un'armonia di rosa diversi, con quel meraviglioso nero del tatuaggio che si sposava con il colore delle scarpe, i cui tacchi orizzontali puntavano dritto a me.
Uno spettacolo da gustare, una storia da raccontare.
Finchè, confuso dai suoi fianchi selvaggi, decisi di scrivere il mio finale.
Quello fatto di movimenti lenti, quello che alterna le carezze dolci, al ratto delle ciocche bionde da usarsi come volante nella folle corsa verso l'orgasmo.
Desiderio, passione e utilizzo del corpo.
Lo scopo non è arrivare, ma viaggiare.
Viaggiare nel mondo della lascivia, infoiati dall'odore del sesso, mordicchiandosi le labbra.
Quelle del volto, e quelle della buia unione delle sue gambe.
Godo senza essere soddisfatto, perchè così posso averne ancora.
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Isteria
giovedì 5 luglio 2007
Prologo ed Epilogo, la storia poco importa
Prologo:
"sono al super, vuoi qulcosa?" recita l'sms.
"compra la nutella che te la spalmo sulla clitoride e te la lecco tutta" controbatte il mio.
"scemo, non lo sai che la cioccolata d'estate non si mangia ?" risponde l'ultimo.
Imbocco l'uscita, torno indietro, mi precipito al super.
Gli ormoni mi dicono che non posso indugiare, sento la marea della lussuria travolgermi.
Io la cioccolata non la voglio mangiare. La voglio leccare. Su di lei.
Sul suo grilletto d'estasi mistica, quello che tutto muove come se fosse magia, nonostante la stanchezza, nonostante le distrazioni, a farla gridare in silenzio.
Parcheggio, corro, recupero il barattolo.
Tronfio e fiero arrivo come colui che vince la maratona, sorridente, sicuro.
Sventolo il trofeo, sicuro che lei non lo avesse preso.
"Non ti avevo detto che è estate?" esclama davanti alla cassiera, che sorride imbarazzandomi.
"Ti ho spiegato a cosa CI serve", le rispondo guardandola negli occhi.
...
Epilogo:
Il barattolo l'ho finito.
Di clitoridi innutellate ovvie e scontate non ne ho viste.
Di clitoridi meno ovvie da gustare neanche.
Di cucchiai stracolmi di Nutella, mossi dalla rabbia, dalla delusione di un'altra fantasia incompiuta, ne ho visti parecchi.
Fino alla fine, fino a raschiare il bordo.
Lenti gesti che ti spengono lentamente, che ti portano ad inibirti piano piano, quelli che ti implodono dentro.
E si ritorna al punto di partenza.
La vendetta è un primo servito freddo.
La libidine è un secondo sanguigno, caldo.
La lussuria è un tiepido dessert.
L'importante è cenare con la persona giusta.
Con le mani o con le posate non importa.
L'importante è consumare.
"sono al super, vuoi qulcosa?" recita l'sms.
"compra la nutella che te la spalmo sulla clitoride e te la lecco tutta" controbatte il mio.
"scemo, non lo sai che la cioccolata d'estate non si mangia ?" risponde l'ultimo.
Imbocco l'uscita, torno indietro, mi precipito al super.
Gli ormoni mi dicono che non posso indugiare, sento la marea della lussuria travolgermi.
Io la cioccolata non la voglio mangiare. La voglio leccare. Su di lei.
Sul suo grilletto d'estasi mistica, quello che tutto muove come se fosse magia, nonostante la stanchezza, nonostante le distrazioni, a farla gridare in silenzio.
Parcheggio, corro, recupero il barattolo.
Tronfio e fiero arrivo come colui che vince la maratona, sorridente, sicuro.
Sventolo il trofeo, sicuro che lei non lo avesse preso.
"Non ti avevo detto che è estate?" esclama davanti alla cassiera, che sorride imbarazzandomi.
"Ti ho spiegato a cosa CI serve", le rispondo guardandola negli occhi.
...
Epilogo:
Il barattolo l'ho finito.
Di clitoridi innutellate ovvie e scontate non ne ho viste.
Di clitoridi meno ovvie da gustare neanche.
Di cucchiai stracolmi di Nutella, mossi dalla rabbia, dalla delusione di un'altra fantasia incompiuta, ne ho visti parecchi.
Fino alla fine, fino a raschiare il bordo.
Lenti gesti che ti spengono lentamente, che ti portano ad inibirti piano piano, quelli che ti implodono dentro.
E si ritorna al punto di partenza.
La vendetta è un primo servito freddo.
La libidine è un secondo sanguigno, caldo.
La lussuria è un tiepido dessert.
L'importante è cenare con la persona giusta.
Con le mani o con le posate non importa.
L'importante è consumare.
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martedì 26 giugno 2007
Quel paio di pantaloni tutti guadagnati
A volte, l'inaspettato diventa trash, trasgressione, libidine.
"non fare così sennò mi eccito", dice lei.
Un chiaro invito, penso io. Le continuo a sfiorare le natiche, facendole percepire il mio respiro, mentre mi annebbio del suo profumo di donna.
Lei cosa fa ? Spalanca le cosce.
Un altro chiaro invito.
Le tocco le labbra di velluto, per trovarle inaspettatamente e fottutamente lucide di umori.
Umori di tutto il corpo che si concentravano nella fessura, come un urlo ancestrale che sveglia l'animale che è in me.
"Chiavami", dice lei.
Erano mesi che non me lo chiedeva.
"Chiavami, ma non tu. Voglio il vibratore".
Erano semestri che non me lo chiedeva.
"Quale ?", le chiedo con un filo di voce, tra l'incredulo, l'eccitato e l'offeso.
"Quello gigante".
Avevo ragione io a tenerli sempre a lucido, sempre in esercizio, i giochini dello scrigno magico.
Lo presi in mano, altro che gigante. Era degno di un uomo con la U maiuscola. Una cosa enorme, neanche minimamente paragonabile a quello che, pulsante e duro, mi spuntava tra le gambe.
Si fa masturbare per qualche interminabile minuto.
Le piace si vede, lo capisco ancora quando parte.
Poi si ferma, apre gli occhi, e me lo strappa dalle mani.
Lo impugna e.. se lo infila tutto, avanti, indietro.
Vedo le sue labbra vibrare ogni volta che si muove, e lei inarcare la schiena, senza vergogna, convinta.
Aumenta la frequenza di vibrazione, e si abbandona alla libido solitaria.
Io al lume di candela, non posso fare altro che ammirare l'armonia del momento.
Ed impugnare il mio arnese per non restare solo.
Cazzo - masturbarsi al lume di candela: penso a quei pantaloni del listino prezzi di cui le ho parlato qualche giorno prima. Se li è guadagnati tutti.
"non fare così sennò mi eccito", dice lei.
Un chiaro invito, penso io. Le continuo a sfiorare le natiche, facendole percepire il mio respiro, mentre mi annebbio del suo profumo di donna.
Lei cosa fa ? Spalanca le cosce.
Un altro chiaro invito.
Le tocco le labbra di velluto, per trovarle inaspettatamente e fottutamente lucide di umori.
Umori di tutto il corpo che si concentravano nella fessura, come un urlo ancestrale che sveglia l'animale che è in me.
"Chiavami", dice lei.
Erano mesi che non me lo chiedeva.
"Chiavami, ma non tu. Voglio il vibratore".
Erano semestri che non me lo chiedeva.
"Quale ?", le chiedo con un filo di voce, tra l'incredulo, l'eccitato e l'offeso.
"Quello gigante".
Avevo ragione io a tenerli sempre a lucido, sempre in esercizio, i giochini dello scrigno magico.
Lo presi in mano, altro che gigante. Era degno di un uomo con la U maiuscola. Una cosa enorme, neanche minimamente paragonabile a quello che, pulsante e duro, mi spuntava tra le gambe.
Si fa masturbare per qualche interminabile minuto.
Le piace si vede, lo capisco ancora quando parte.
Poi si ferma, apre gli occhi, e me lo strappa dalle mani.
Lo impugna e.. se lo infila tutto, avanti, indietro.
Vedo le sue labbra vibrare ogni volta che si muove, e lei inarcare la schiena, senza vergogna, convinta.
Aumenta la frequenza di vibrazione, e si abbandona alla libido solitaria.
Io al lume di candela, non posso fare altro che ammirare l'armonia del momento.
Ed impugnare il mio arnese per non restare solo.
Cazzo - masturbarsi al lume di candela: penso a quei pantaloni del listino prezzi di cui le ho parlato qualche giorno prima. Se li è guadagnati tutti.
Una scena trash, con un pizzico di ironia, e tanta trasgressione al seguito. Pure il giorno dopo.
Il ritorno della seconda primavera, o un flash nella notte ?
Chi se ne frega. Io me la son goduta. Pure lei.
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Cara dolce mogliettina,
Libidine
domenica 24 giugno 2007
Quello che sostiene il mondo
Ultimamente ho raggiunto un equilibrio.
Non so se sia l'equilibrio che cerco, ma sempre equilibrio è.
Magari instabile, ma mi piace.
Magari instabile, ma mi piace.
Ho capito che il segreto della MIA serenità stà nel minimizzare la distanza tra le aspettative e quello che riesco ad ottenere. In pratica, sogno di meno.
Aspettarsi qualcosa e poterlo raggiunge aiuta ad essere sereni.
Aspettarsi qualcosa e poterlo raggiunge aiuta ad essere sereni.
Così da una parte ho capito che a casa, affetto e rispetto regnano sovrani, tutto il resto viene dopo (anche il sesso, ma senza trasgredire).
Ho capito che Lady V non è un'amante, perchè non scopo più con lei dall'anno scorso, nonostante la senta ogni giorno, e ci si veda settimanalmente. Ma Dio, come me la sbatterei a freddo per godere a caldo.
Ho capito che non devo sperare di tuffarmi nel monte di Venere della maggior parte delle donne che conosco - solo di quelle che se lo meritano.
Ho capito che un sorriso speciale vale quanto un bocchino (oddio, su questa ho ancora qualche dubbio, ma ci sto lavorando sopra).
Ho capito che quella con quegli occhi azzurri e le treccine orientali, mi manda messaggi subliminali ed io non posso perdere il treno.
Ho capito che si vede che ho voglia - ma non devo farlo vedere troppo.
Ho capito che anche chi mi vuol bene, forse vuole chiavare come me.
Ho capito, che prima o poi mi diverto, ma senza fretta.
Non che prima non lo avessi capito.
E che ora ne sono profondamente convinto.
mercoledì 13 giugno 2007
Ho le idee chiare
Conversazione tra la cucina ed il salotto:
"Amore, TU sei stanco stasera, veeero ?"
"Si sono devastato, questa sera ci rilassiamo."
"Ma ci rilassiamo come dico io ?"
"Certo amore non ti preoccupare, basta che ti fai usare senza ribellarti e vedrai come ci rilassiamo"
"Veramente..."
"Senti facciamo così: stabiliamo un listino prezzi - io ti pago.
Ti sodomizzo incaprettata e imbavagliata per un paio di scarpe.
Un pompino di quarantacinque minuti per una borsa.
Ti masturbi col vibratore a lume di candela per un paio di pantaloni.
Lo fai con la tua migliore amica davanti a me per un abito da sera.
Lo decidi tu il listino prezzi. Che ne dici ?"
"Amore guarda che ti viene a costare una fortuna"
"Allora fammi lo sconto"
Vedo dipengersi un sorriso, e non un vaffanculo.
A volte basta solo avere le idee chiare.
"Amore, TU sei stanco stasera, veeero ?"
"Si sono devastato, questa sera ci rilassiamo."
"Ma ci rilassiamo come dico io ?"
"Certo amore non ti preoccupare, basta che ti fai usare senza ribellarti e vedrai come ci rilassiamo"
"Veramente..."
"Senti facciamo così: stabiliamo un listino prezzi - io ti pago.
Ti sodomizzo incaprettata e imbavagliata per un paio di scarpe.
Un pompino di quarantacinque minuti per una borsa.
Ti masturbi col vibratore a lume di candela per un paio di pantaloni.
Lo fai con la tua migliore amica davanti a me per un abito da sera.
Lo decidi tu il listino prezzi. Che ne dici ?"
"Amore guarda che ti viene a costare una fortuna"
"Allora fammi lo sconto"
Vedo dipengersi un sorriso, e non un vaffanculo.
A volte basta solo avere le idee chiare.
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Isteria
venerdì 8 giugno 2007
Umiliato
A volte purtroppo ci si trova in delle situazioni spiacevoli, assurde, quasi grottesche.
Poche volte si reagisce d'istinto, altre si ha il tempo ed il controllo per reagire.
Pochissime volte ci si sente imbarazzati ed umiliati.
Ieri è stata una di quelle volte.
Prima di raccontarvi, bisogna fare una promessa doverosa: ultimamente a casa si parla sempre più dei nostri problemi, ci si scontra sempre più fortemente, ma noto che dopo la merda dell discussione, il buon proposito di camiare le cose ci sia.
Recentemente, sono stato costretto a minacciare la mia donna che se le cose continuavano a non andare, avevamo tre opzioni: lasciarci, stare assieme e giocare assieme, stare assieme e giocare con altri.
Da allora devo dire che il trend è positivo. Purtroppo non è così facile come sembrerebbe. Perchè purtroppo il trend è una media.
Fine della premessa.
Ieri sera.
Uno dei maggiori argomenti di conflitto è che mentre lei fa la pelle davanti alla tivvù, io uso il piccì. Quindi uno dei buoni propositi miei è stato quello di sorbirsi sempre più spesso la barba della tivvù, per stare un pò vicini.
E così ho fatto ieri sera, senza aspettative particolari. Perchè è fondamentale avere le corrette aspettative. Se ci azzecchi significa felicità.
Ieri evidentemente non ci ho azzeccato.
Ieri sera, dicevamo. Sul divano.
Cucci cucci, picci picci.
Prrr. Prrr.
"Lasciami guardare"
Dopo un pò lei mi "tocchiccia" - gambe, fianchi.
Nella frattempo - guarda fissa lo schermo (o per uno a chi guarda la tivvù - segue un programma)
A me piace anche se non mi interessa il documentario, ho fatto bene a staccarmi dal monitor (ops, ellecidì).
Tocca che ritocca, struscia che facciamo pelle, prrr prrr..
Intanto lei continua a guardare la tivvù.
Inizia a toccarmi il membro, che reagisce in tutto il suo splendore.
Lo fa da sopra i pantaloni della tuta, senza toccare diettamente.
Prima lo sfiora, poi lo stringe.
Nel frattempo continua a guardare lo schermo fissa.
Io mi abbandono, chiudo gli occhi, rilasso il respiro.
Allargo le gambe.
Lei inizia a masturbarmi.
Accenno a toccarla, ma mi allontana.
E' il mio turno ?
Bene, godiamocelo ! Io sono uno che i debiti li ripaga.
Se non fosse che, dopo qualche minuto, in cui il mio coso cresce tronfio in uno tsunami di sangue e ormoni, lei di colpo si ferma, dicendomi - sono stanca.
Possibile.
E allora se è vero che il sesso è lasciarsi andare e stupire l'altro, fargli capire che c'è sempre qualcosa di inesplorato da provare - cosa c'è di meglio che finire il lavoro da solo, ma con lei davanti ?
Non si sa mai che si appassiona pure lei, in fondo il documentario si può anche registrare, volendo.
Impugno, stringo e mi lascio andare. Lei fissa sempre lo schermo: non le interessa lo spettacolo, non le interessano i miei ferormoni, non le interessa occuparsi di me.
Io continuo.
Mi tocca i testicoli. Brava, fai ciò che con la fatica del tempo ti ho spiegato: stringi bene tra la base delle cosce e quella del pene. Più stringi, più mi arrapo.
Fissa sempre lo schermo.
Che cosa piatta. Se devi fingere, fingi bene.
Dopo minuti di tortura l'unica cosa che voglio ora è venire. Non mi interessa se lo fai con amore, per sesso, per pietà, se ti senti infoiata o perchè ti senti troia dentro.
Ti aiuto io se sei stanca, ma stacca quei cazzo di occhi dallo schermo.
Basterebbe che mi guardassi provocandomi con la lingua e verrei copioso.
"Io lo sapevo che a tocchicciarti poi bisognava finire in questo modo"
"Perchè c'è qualcosa di male ? E' lecito che io sia arrapato, è normale che voglia esplodere. Ti da fastidio che mi tocco ?"
"No, nessun fastidio, non mi interessa"
"Vedi, è proprio questo il problema - non ti interessa."
Mi alzo ma non sono arrabbiato.
Mi sento umiliato.
Umiliato di essere costretto a mendicare sesso da chi ha firmato un'esclusiva, ma poi non onora il contratto.
Indubbiamente sono anche molto frustrato.
Frustrato di non riuscire ad essere me stesso.
Frustrato di sapere che in giro, gli amici, i colleghi di blog se la spassano.
Tutti hanno gli alti e i bassi, la serata si e quella no, la perversione ed il feticcio.
Ma l'umiliazione di masturbarsi mentre lei guarda la tivvù ancora non mi era capitata.
Insomma morale della favola: c'è chi preferisce Superquark, piuttosto che essere confuso in un turbine di odori, sapori e sensazioni, dove la trasgressione è il locomotore, il macchinista è la passione, i giochi di sesso sono i vagoni e la fantasia i passeggeri che li animano.
Poche volte si reagisce d'istinto, altre si ha il tempo ed il controllo per reagire.
Pochissime volte ci si sente imbarazzati ed umiliati.
Ieri è stata una di quelle volte.
Prima di raccontarvi, bisogna fare una promessa doverosa: ultimamente a casa si parla sempre più dei nostri problemi, ci si scontra sempre più fortemente, ma noto che dopo la merda dell discussione, il buon proposito di camiare le cose ci sia.
Recentemente, sono stato costretto a minacciare la mia donna che se le cose continuavano a non andare, avevamo tre opzioni: lasciarci, stare assieme e giocare assieme, stare assieme e giocare con altri.
Da allora devo dire che il trend è positivo. Purtroppo non è così facile come sembrerebbe. Perchè purtroppo il trend è una media.
Fine della premessa.
Ieri sera.
Uno dei maggiori argomenti di conflitto è che mentre lei fa la pelle davanti alla tivvù, io uso il piccì. Quindi uno dei buoni propositi miei è stato quello di sorbirsi sempre più spesso la barba della tivvù, per stare un pò vicini.
E così ho fatto ieri sera, senza aspettative particolari. Perchè è fondamentale avere le corrette aspettative. Se ci azzecchi significa felicità.
Ieri evidentemente non ci ho azzeccato.
Ieri sera, dicevamo. Sul divano.
Cucci cucci, picci picci.
Prrr. Prrr.
"Lasciami guardare"
Dopo un pò lei mi "tocchiccia" - gambe, fianchi.
Nella frattempo - guarda fissa lo schermo (o per uno a chi guarda la tivvù - segue un programma)
A me piace anche se non mi interessa il documentario, ho fatto bene a staccarmi dal monitor (ops, ellecidì).
Tocca che ritocca, struscia che facciamo pelle, prrr prrr..
Intanto lei continua a guardare la tivvù.
Inizia a toccarmi il membro, che reagisce in tutto il suo splendore.
Lo fa da sopra i pantaloni della tuta, senza toccare diettamente.
Prima lo sfiora, poi lo stringe.
Nel frattempo continua a guardare lo schermo fissa.
Io mi abbandono, chiudo gli occhi, rilasso il respiro.
Allargo le gambe.
Lei inizia a masturbarmi.
Accenno a toccarla, ma mi allontana.
E' il mio turno ?
Bene, godiamocelo ! Io sono uno che i debiti li ripaga.
Se non fosse che, dopo qualche minuto, in cui il mio coso cresce tronfio in uno tsunami di sangue e ormoni, lei di colpo si ferma, dicendomi - sono stanca.
Possibile.
E allora se è vero che il sesso è lasciarsi andare e stupire l'altro, fargli capire che c'è sempre qualcosa di inesplorato da provare - cosa c'è di meglio che finire il lavoro da solo, ma con lei davanti ?
Non si sa mai che si appassiona pure lei, in fondo il documentario si può anche registrare, volendo.
Impugno, stringo e mi lascio andare. Lei fissa sempre lo schermo: non le interessa lo spettacolo, non le interessano i miei ferormoni, non le interessa occuparsi di me.
Io continuo.
Mi tocca i testicoli. Brava, fai ciò che con la fatica del tempo ti ho spiegato: stringi bene tra la base delle cosce e quella del pene. Più stringi, più mi arrapo.
Fissa sempre lo schermo.
Che cosa piatta. Se devi fingere, fingi bene.
Dopo minuti di tortura l'unica cosa che voglio ora è venire. Non mi interessa se lo fai con amore, per sesso, per pietà, se ti senti infoiata o perchè ti senti troia dentro.
Ti aiuto io se sei stanca, ma stacca quei cazzo di occhi dallo schermo.
Basterebbe che mi guardassi provocandomi con la lingua e verrei copioso.
"Io lo sapevo che a tocchicciarti poi bisognava finire in questo modo"
"Perchè c'è qualcosa di male ? E' lecito che io sia arrapato, è normale che voglia esplodere. Ti da fastidio che mi tocco ?"
"No, nessun fastidio, non mi interessa"
"Vedi, è proprio questo il problema - non ti interessa."
Mi alzo ma non sono arrabbiato.
Mi sento umiliato.
Umiliato di essere costretto a mendicare sesso da chi ha firmato un'esclusiva, ma poi non onora il contratto.
Indubbiamente sono anche molto frustrato.
Frustrato di non riuscire ad essere me stesso.
Frustrato di sapere che in giro, gli amici, i colleghi di blog se la spassano.
Tutti hanno gli alti e i bassi, la serata si e quella no, la perversione ed il feticcio.
Ma l'umiliazione di masturbarsi mentre lei guarda la tivvù ancora non mi era capitata.
Insomma morale della favola: c'è chi preferisce Superquark, piuttosto che essere confuso in un turbine di odori, sapori e sensazioni, dove la trasgressione è il locomotore, il macchinista è la passione, i giochi di sesso sono i vagoni e la fantasia i passeggeri che li animano.
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Isteria
mercoledì 6 giugno 2007
Lady V
Mani morbide che pungono sadiche.
Sospiri che si fanno ingoiare a singhiozzo.
Sospiri che si fanno ingoiare a singhiozzo.
Spumante, papaya e labbra carnose.
Palpebre di talco che fanno vento.
Gole disperate, vogliose di dimenticare l'arsura stizzante.
Palpebre di talco che fanno vento.
Gole disperate, vogliose di dimenticare l'arsura stizzante.
Un silenzio ovattato, interrotto solo dal fremito del tuo corpo che come la frusta schiocca bruciando l'aria.
Io vedo solo una spirale nera, con qualche piuma di pervinca.
E mi lascio trasportare senza resistere.
E mi lascio trasportare senza resistere.
sabato 2 giugno 2007
Il colpo di genio
Nuove regole a casa:
Però sto morendo dal sonno, vuol dire che non è poi un piano così geniale ?
- Se me la dai, vengo a letto a dormire con te.
- Se non me la dai, rimango alzato finchè scoppio.
Però sto morendo dal sonno, vuol dire che non è poi un piano così geniale ?
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Isteria,
Uomo col borsello
venerdì 1 giugno 2007
Me lo hanno detto in quattro...
... che oggi avevo una brutta cera.
E in effetti dopo il quarto commento ho incominciato ad avere mal di testa e nausea.
Prima stavo così bene !
Ojalà me hubiera enterado antes !
Almeno avrei evitato di sentirmi male.
Mi sento ancora un pò stordito.
Cià che sprofondo nella nutella.
Ma il barattolo è enorme. Poi lo so che non brucio a dovere, che faccio basta il fai da tè ?
E in effetti dopo il quarto commento ho incominciato ad avere mal di testa e nausea.
Prima stavo così bene !
Ojalà me hubiera enterado antes !
Almeno avrei evitato di sentirmi male.
Mi sento ancora un pò stordito.
Cià che sprofondo nella nutella.
Ma il barattolo è enorme. Poi lo so che non brucio a dovere, che faccio basta il fai da tè ?
giovedì 31 maggio 2007
Grosso guaio a Notre Dame
Ho mangiato di fretta, ed ho tutto sullo stomaco.
Sono stanco, e questo corso mi annoia.
E’ curioso come poco cambi molto, come il confine tra le cose insignificanti e quelle importanti sia impercettibile, ma molto soggettivo.
Viaggio per lavoro da sempre.
Con gli alti ed i bassi dei luoghi, delle frequenze.
Eppure qualcosa è cambiato.
Prima i miei viaggi erano interessanti: conoscevo culture e paesi.
Ora i miei viaggi sono stancanti: conosco persone.
Mi ero imposto di viaggiare tranquillo questa volta, dovevo staccare dal mondo che mi girava attorno e mentre ero bendato mi punzecchiava a tradimento, per innervosirmi, per sfinirmi.
Mi ero ripromesso che sarebbe stato diverso, che mi sarei riposato la mente dalle mille distrazioni dell’ipersessualità, un’ossessione piacevole e costante, ma pur sempre un’ossessione.
Inizialmente la mente l’ho tenuta sgombra.
Ma poi ho iniziato a cedere: sentivo la malattia che si faceva strada dentro di me.
Come si fa a non pensare a certe cose quando appena arrivato in città vedi cartelli come questo, o in albergo porte come questa ?
Beata ignoranza, certo, non c’entra nulla con il significato per gli autoctoni, eppure fa il suo effetto pensare che ci possa essere una strada della perversione ed una stanza della perversione.
Fin lì ancora tutto sotto controllo, ma poi una sera mi sono messo a chiacchierare con la cameriera del ristorante. Chiacchiere innocenti, s'intende, ma mentre parlavo mi accorgevo che ci stavo facendo un pensierino, quel sentimento strano che ti dice "provaci".
Scoperto poi che faceva ancora il liceo e che i suoi genitori erano nel retro bottega mi son detto - "lasciamo stare prima di metterci inutilmente nei guai".
Evitiamo di fare un Grosso guaio a Notre Dame.
Sono stanco, e questo corso mi annoia.
E’ curioso come poco cambi molto, come il confine tra le cose insignificanti e quelle importanti sia impercettibile, ma molto soggettivo.
Viaggio per lavoro da sempre.
Con gli alti ed i bassi dei luoghi, delle frequenze.
Eppure qualcosa è cambiato.
Prima i miei viaggi erano interessanti: conoscevo culture e paesi.
Ora i miei viaggi sono stancanti: conosco persone.
Mi ero imposto di viaggiare tranquillo questa volta, dovevo staccare dal mondo che mi girava attorno e mentre ero bendato mi punzecchiava a tradimento, per innervosirmi, per sfinirmi.
Mi ero ripromesso che sarebbe stato diverso, che mi sarei riposato la mente dalle mille distrazioni dell’ipersessualità, un’ossessione piacevole e costante, ma pur sempre un’ossessione.
Inizialmente la mente l’ho tenuta sgombra.
Ma poi ho iniziato a cedere: sentivo la malattia che si faceva strada dentro di me.
Come si fa a non pensare a certe cose quando appena arrivato in città vedi cartelli come questo, o in albergo porte come questa ?
Beata ignoranza, certo, non c’entra nulla con il significato per gli autoctoni, eppure fa il suo effetto pensare che ci possa essere una strada della perversione ed una stanza della perversione.
Fin lì ancora tutto sotto controllo, ma poi una sera mi sono messo a chiacchierare con la cameriera del ristorante. Chiacchiere innocenti, s'intende, ma mentre parlavo mi accorgevo che ci stavo facendo un pensierino, quel sentimento strano che ti dice "provaci".
Scoperto poi che faceva ancora il liceo e che i suoi genitori erano nel retro bottega mi son detto - "lasciamo stare prima di metterci inutilmente nei guai".
Evitiamo di fare un Grosso guaio a Notre Dame.
giovedì 24 maggio 2007
Mumble mumble
Io non so come appaia agli altri questo blog.
A me non appare nella sua interezza.
Sono flash di stati d'animo, non un continuo.
Spesso mi rifugio qui quando mi devo sfogare, troppo spesso causa insonnia dovuta alla rabbia ed alla delusione.
"Dopo la preoccupazione, solo rassegnazione" recita il commento del mio messenger stasera.
Ma nessuno lo nota, o semplicemente nessuno ha voglia di essere trascinato nel baratro, perchè stasera mi sento depresso.
Ho passato un'ora sulla sdraio, al buio, a guardare le stelle con gli occhi liquidi.
Se avessi avuto le palle me ne sarei andato al mare, ma si sa - le palle non ce le ho.
Eppure sono sull'orlo della reazione.
Ho bisogno che qualcuno mi tenda una mano amica però.
Come dice qualcuno: "o lo capisce con le buone, o con le cattive, oppure hai perso".
Ecco, oggi mi sento di avere perso.
E vorrei non essere qui.
Vorrei essere in una festa in maschera.
Dove nessuno mi conosce, nè saprebbe riconoscermi.
O comunque a nessuno interesserebbe farlo: pura anonimicità.
Puro io.
Per esprimermi liberamente, per tirare fuori il marcio che ho dentro.
Per toccarlo, osservarlo, capirlo.
Un atto di purificazione.
L'ultimo atto di un lungo percorso.
Che però nessuno sà dove mi porta.
A me non appare nella sua interezza.
Sono flash di stati d'animo, non un continuo.
Spesso mi rifugio qui quando mi devo sfogare, troppo spesso causa insonnia dovuta alla rabbia ed alla delusione.
"Dopo la preoccupazione, solo rassegnazione" recita il commento del mio messenger stasera.
Ma nessuno lo nota, o semplicemente nessuno ha voglia di essere trascinato nel baratro, perchè stasera mi sento depresso.
Ho passato un'ora sulla sdraio, al buio, a guardare le stelle con gli occhi liquidi.
Se avessi avuto le palle me ne sarei andato al mare, ma si sa - le palle non ce le ho.
Eppure sono sull'orlo della reazione.
Ho bisogno che qualcuno mi tenda una mano amica però.
Come dice qualcuno: "o lo capisce con le buone, o con le cattive, oppure hai perso".
Ecco, oggi mi sento di avere perso.
E vorrei non essere qui.
Vorrei essere in una festa in maschera.
Dove nessuno mi conosce, nè saprebbe riconoscermi.
O comunque a nessuno interesserebbe farlo: pura anonimicità.
Puro io.
Per esprimermi liberamente, per tirare fuori il marcio che ho dentro.
Per toccarlo, osservarlo, capirlo.
Un atto di purificazione.
L'ultimo atto di un lungo percorso.
Che però nessuno sà dove mi porta.
sabato 19 maggio 2007
Confessioni di un'amica
"Non riesco a capire che tipo di amante sei."
Neanche io.
E questo è proprio il bello.
Carpe diem.
Neanche io.
E questo è proprio il bello.
Carpe diem.
martedì 15 maggio 2007
E la terza sia
E la terza fu.
In grande stile. Con trasgressione. Quasi naturalezza.
E' incredibile come una doccia purificatrice, ed una sana corsa facciano il resto.
Non puliscono le coscienze, ma scrollano di dosso le colpe.
Evviva i triangoli. Quelli subdoli e non casuali.
Quelli che danno emozioni di cui nutrirsi.
Quelli che ti fanno gustare la vita.
Avanti la prossima.
In grande stile. Con trasgressione. Quasi naturalezza.
E' incredibile come una doccia purificatrice, ed una sana corsa facciano il resto.
Non puliscono le coscienze, ma scrollano di dosso le colpe.
Evviva i triangoli. Quelli subdoli e non casuali.
Quelli che danno emozioni di cui nutrirsi.
Quelli che ti fanno gustare la vita.
Avanti la prossima.
lunedì 14 maggio 2007
· · · - - - · · ·
E' brutta l'apatia.
Non ci manchiamo più quando sono fuori casa.
Bisticciamo per qualsiasi cosa.
Non accenna mai ad una carezza, un abbraccio.
Eppure non ci vuole un genio a capire che così non va.
La verità è che ci vogliamo bene, ma dubito che ci amiamo.
Il rito dell'andare a letto è ormai da temersi: la noia regna sovrana e la frustrazione aumenta.
Io ho bisogno di emozioni. Forti. Di una che mi sbatte per terra e che mi stupisce ad ogni orgasmo.
Ora sono stufo di chiedere: ha vinto lei. A furia di allontanarmi, negare il problema, pensare solo a non divertirsi ha vinto lei.
L'apatia ha il sopravvento, e sento di aver iniziato a percorrere la spirale.
Oggi non avevo neanche voglia di correre, sarà perchè non ho nessuno da raggiungere.
Ed il pensiero che lei non può darmi quello che voglio mi attanaglia, così come la sua naturale reazione: cercalo altrove.
Carpe diem vero, ma così sento la para (noia) arrivare.
E ne segue la paura che sia difficile uscire dal pantano.
A meno che per formare una coppia solida ci voglia veramente il terzo? Io per una così non credo che mi farei scrupoli.
Non ci manchiamo più quando sono fuori casa.
Bisticciamo per qualsiasi cosa.
Non accenna mai ad una carezza, un abbraccio.
Eppure non ci vuole un genio a capire che così non va.
La verità è che ci vogliamo bene, ma dubito che ci amiamo.
Il rito dell'andare a letto è ormai da temersi: la noia regna sovrana e la frustrazione aumenta.
Io ho bisogno di emozioni. Forti. Di una che mi sbatte per terra e che mi stupisce ad ogni orgasmo.
Ora sono stufo di chiedere: ha vinto lei. A furia di allontanarmi, negare il problema, pensare solo a non divertirsi ha vinto lei.
L'apatia ha il sopravvento, e sento di aver iniziato a percorrere la spirale.
Oggi non avevo neanche voglia di correre, sarà perchè non ho nessuno da raggiungere.
Ed il pensiero che lei non può darmi quello che voglio mi attanaglia, così come la sua naturale reazione: cercalo altrove.
Carpe diem vero, ma così sento la para (noia) arrivare.
E ne segue la paura che sia difficile uscire dal pantano.
A meno che per formare una coppia solida ci voglia veramente il terzo? Io per una così non credo che mi farei scrupoli.
Etichette:
Cara dolce mogliettina,
Uomo col borsello
martedì 8 maggio 2007
Email ad una femmina
Ciao Xxx,
ho provato a chiamarti ieri, ma mi andava inesorabilmente in segreteria...
Volevo ringraziarti. Sabato scorso l'ho visto. Un pò diverso, ma occasione di fantasie e un modo per mettersi a confronto. Per verificare quanto la malattia avanza, per verifcare se ho ancora un minimo di morale. E devo dire che nonostante l'esplicito altenarsi d emozioni forti, immagini crude ed idee malsane non solo ho rispettato quello che non mi provocava nulla (e quindi ne ho dedotto che anche io, nonostante tutto, ho una morale), ma ho letteralmente goduto del treno di ormoni costruito e sostenuto con orgoglio in scene come quella dove lei impiega un tempo surreale, davanti alla finestra del grattacielo, per togliersi delle semplici mutandine; un gesto che voi fate spesso con noncuranza rovinando l'arte di quello che rappresenta - l'importanza delle cose insignificanti. Il valore del superfluo. Il culo che diventa protagonista, e parla senza suoni, ma con un messaggio diretto.
Oppure la scena di lei che si masturba con il vibratore, messa a novanta, davanti - o meglio dando le terga - allo specchio: proprio l'idea che stavo sfruttando per il mio prossimo racconto, lo specchio come scappatoia al sesso con più donne, che ora si arricchisce di nuovi, perversi spunti.
E quell'immagine di una lei truccata ma col viso lavato e lo sguardo fisso che subisce senza reagire.
Per non parlare della scena iniziale, quella dove lei è usata come un autentico oggetto, dove il dettaglio della droga iniettata nella gamba e le sue urla disperate evocano in me solo spettri ancestrali che da tempo dormivano intorpiditi.
E quel suo sguardo assente che trasuda trasgressione ad ogni istante.
Sembra che subisca la situazione, invece ne è la protagonista e fa la prima donna volentieri.
Tutto condito dal rapporto di rispetto e dignità consono della cultura giapponese, che qui però viene stravolto, assume una nuova dimensione.
Grazie per avemi consigliato Tokyo Decadence.
Non mi nascondo nel dirti, e spero che non ti offendi, nel sapere che ho pensato a te e non mi sono risparmiato.
Per una volte sei stata anche tu la compagna preferita delle mie fantasie erotiche.
Marco
---
Ora prego astenersi i soliti bastardi a scrivermi cose del tipo "ma che cazzo ci facevi a guardare pornazzi e a masturbarti da solo il sabato sera, al posto di spassartela in un gioco carnale con una donzella compiacente e porca dentro??".
La risposta che potrei darvi, oltre ad essere ovvia, potrebbe essere molto maleducata.
ho provato a chiamarti ieri, ma mi andava inesorabilmente in segreteria...
Volevo ringraziarti. Sabato scorso l'ho visto. Un pò diverso, ma occasione di fantasie e un modo per mettersi a confronto. Per verificare quanto la malattia avanza, per verifcare se ho ancora un minimo di morale. E devo dire che nonostante l'esplicito altenarsi d emozioni forti, immagini crude ed idee malsane non solo ho rispettato quello che non mi provocava nulla (e quindi ne ho dedotto che anche io, nonostante tutto, ho una morale), ma ho letteralmente goduto del treno di ormoni costruito e sostenuto con orgoglio in scene come quella dove lei impiega un tempo surreale, davanti alla finestra del grattacielo, per togliersi delle semplici mutandine; un gesto che voi fate spesso con noncuranza rovinando l'arte di quello che rappresenta - l'importanza delle cose insignificanti. Il valore del superfluo. Il culo che diventa protagonista, e parla senza suoni, ma con un messaggio diretto.
Oppure la scena di lei che si masturba con il vibratore, messa a novanta, davanti - o meglio dando le terga - allo specchio: proprio l'idea che stavo sfruttando per il mio prossimo racconto, lo specchio come scappatoia al sesso con più donne, che ora si arricchisce di nuovi, perversi spunti.
E quell'immagine di una lei truccata ma col viso lavato e lo sguardo fisso che subisce senza reagire.
Per non parlare della scena iniziale, quella dove lei è usata come un autentico oggetto, dove il dettaglio della droga iniettata nella gamba e le sue urla disperate evocano in me solo spettri ancestrali che da tempo dormivano intorpiditi.
E quel suo sguardo assente che trasuda trasgressione ad ogni istante.
Sembra che subisca la situazione, invece ne è la protagonista e fa la prima donna volentieri.
Tutto condito dal rapporto di rispetto e dignità consono della cultura giapponese, che qui però viene stravolto, assume una nuova dimensione.
Grazie per avemi consigliato Tokyo Decadence.
Non mi nascondo nel dirti, e spero che non ti offendi, nel sapere che ho pensato a te e non mi sono risparmiato.
Per una volte sei stata anche tu la compagna preferita delle mie fantasie erotiche.
Marco
---
Ora prego astenersi i soliti bastardi a scrivermi cose del tipo "ma che cazzo ci facevi a guardare pornazzi e a masturbarti da solo il sabato sera, al posto di spassartela in un gioco carnale con una donzella compiacente e porca dentro??".
La risposta che potrei darvi, oltre ad essere ovvia, potrebbe essere molto maleducata.
domenica 6 maggio 2007
Nonostante tutto, io vi venero
"Piantala" (stronzo è sottinteso).
Le ho messo una mano sul culo, arcuandola un poco per seguire la curva.
"Non fare così che mi ecciti" avrei preferito.
E invece oggi, da Castorama mi ha castrato. Per l'ennesima volta.
Passi che da Ikea su quella Chaise Longue l'avevo chiamata col ditino indice della mano sinistra e con sguardo ammiccante.
Passi che dopo l'ennesima discussione non conclusa, scivolando tra la paura che si concludesse con il solito "ti lamenti sempre" e quella più frequente del "non pensi solo che a quello", le ho spiegato nuovamente che il gioco del sesso può essere spontaneo, per tre ore al posto della tv, in cucina o sull'amaca fuori.
Passi che voleva a tutti i costi sostituire il MIO comodino con una cassettiera, senza che fosse passata attraverso il processo di convincimento per fare apparire quel nuovo arrangiamento immobiliare come scontato e necessario.
Passi che ho azzardato spiegarle che il gioco del sesso non deve essere necessariamente premeditato, ma anzi un qualcosa da contrappore ai canonici dieci minuti, dopo mezzanotte, a luce spenta, sul letto, un orgasmo a testa (o forse due ma solo se lo dice lei).
Passi che ha iniziato alle tre a lamentare mal di gola ("ma non quando ingoio") che poi si è trasformato alle nove di stasera come un ovvio "buonanotte".
Passi che io le ho pure dato svariati abbracci e baci durante la giornata, senza ovviamente che la stessa spontneità fosse ricambiata.
Ma non passa il fatto che se decido di palparla in pubblico lei mi tratta come un cretino.
Io strabocco di ormoni.
Ogni giorno che non lo faccio è come un giorno inutile.
Mi cruccio di stare a perdere tempo, mentre il mondo si muove con il sesso, per il sesso.
La verità è che non vedo figa vera da troppi mesi ormai (eccetto quei pochi giorni di pazzia del "te lo facio vedere io quanto sono meglio delle altre").
Io vi venero. Non tutte, s'intende. Mica è automatico.
Ma la chimica del mio corpo è un cocktail risaputo.
Ormai ci vuole poco per reagire. E la reazione la si ottiene con semplici ricette.
Quando mi guardate parlando disinibite senza parole.
Quando camminando fate ondeggiare le vostre curve come una barca a vela all'ancora in rada.
Quando vi togliete le mutande infilando solo i pollici nell'elastico, ed aprite bene bene il palmo della mano, muovendovi come un bradipo perchè il gesto non finisca mai.
Quando siete vogliose di cazzo, che vi si impregna di umori anche quando dovete fare altro.
Quando pianificate a freddo come divertirvi usandoci.
Quando gemete senza controllo, come se foste animali e non donne.
Quando anelate all'animale che sta per esplodee tra le vostre cosce, o meglio acora tra le vostre chiappe dai glutei contratti.
Quando il miglior atto di devozione è un pompino vero, quello dove la vostra fantasia è in orbita, e non vi ferma nulla neanche il vostro orgasmo .
Ecco perchè vi venero.
Perchè al di là di quello che legalmente possiedo, la mia triste eccezione, so che sapete essere donne.
Di quelle che vivono appieno la loro femminilità.
Di quelle che godono spontaneamente della loro sessualità.
Di quelle che se la spassano.
Frustrazione totale oggi, scompaio perfino dall'online del messenger perchè non voglio proprio parlarne, altrimenti vi faccio un pippone che non finisce più.
Ne parlo solo con me stesso.
Triste. E invidioso.
Le ho messo una mano sul culo, arcuandola un poco per seguire la curva.
"Non fare così che mi ecciti" avrei preferito.
E invece oggi, da Castorama mi ha castrato. Per l'ennesima volta.
Passi che da Ikea su quella Chaise Longue l'avevo chiamata col ditino indice della mano sinistra e con sguardo ammiccante.
Passi che dopo l'ennesima discussione non conclusa, scivolando tra la paura che si concludesse con il solito "ti lamenti sempre" e quella più frequente del "non pensi solo che a quello", le ho spiegato nuovamente che il gioco del sesso può essere spontaneo, per tre ore al posto della tv, in cucina o sull'amaca fuori.
Passi che voleva a tutti i costi sostituire il MIO comodino con una cassettiera, senza che fosse passata attraverso il processo di convincimento per fare apparire quel nuovo arrangiamento immobiliare come scontato e necessario.
Passi che ho azzardato spiegarle che il gioco del sesso non deve essere necessariamente premeditato, ma anzi un qualcosa da contrappore ai canonici dieci minuti, dopo mezzanotte, a luce spenta, sul letto, un orgasmo a testa (o forse due ma solo se lo dice lei).
Passi che ha iniziato alle tre a lamentare mal di gola ("ma non quando ingoio") che poi si è trasformato alle nove di stasera come un ovvio "buonanotte".
Passi che io le ho pure dato svariati abbracci e baci durante la giornata, senza ovviamente che la stessa spontneità fosse ricambiata.
Ma non passa il fatto che se decido di palparla in pubblico lei mi tratta come un cretino.
Io strabocco di ormoni.
Ogni giorno che non lo faccio è come un giorno inutile.
Mi cruccio di stare a perdere tempo, mentre il mondo si muove con il sesso, per il sesso.
La verità è che non vedo figa vera da troppi mesi ormai (eccetto quei pochi giorni di pazzia del "te lo facio vedere io quanto sono meglio delle altre").
Io vi venero. Non tutte, s'intende. Mica è automatico.
Ma la chimica del mio corpo è un cocktail risaputo.
Ormai ci vuole poco per reagire. E la reazione la si ottiene con semplici ricette.
Quando mi guardate parlando disinibite senza parole.
Quando camminando fate ondeggiare le vostre curve come una barca a vela all'ancora in rada.
Quando vi togliete le mutande infilando solo i pollici nell'elastico, ed aprite bene bene il palmo della mano, muovendovi come un bradipo perchè il gesto non finisca mai.
Quando siete vogliose di cazzo, che vi si impregna di umori anche quando dovete fare altro.
Quando pianificate a freddo come divertirvi usandoci.
Quando gemete senza controllo, come se foste animali e non donne.
Quando anelate all'animale che sta per esplodee tra le vostre cosce, o meglio acora tra le vostre chiappe dai glutei contratti.
Quando il miglior atto di devozione è un pompino vero, quello dove la vostra fantasia è in orbita, e non vi ferma nulla neanche il vostro orgasmo .
Ecco perchè vi venero.
Perchè al di là di quello che legalmente possiedo, la mia triste eccezione, so che sapete essere donne.
Di quelle che vivono appieno la loro femminilità.
Di quelle che godono spontaneamente della loro sessualità.
Di quelle che se la spassano.
Frustrazione totale oggi, scompaio perfino dall'online del messenger perchè non voglio proprio parlarne, altrimenti vi faccio un pippone che non finisce più.
Ne parlo solo con me stesso.
Triste. E invidioso.
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Cara dolce mogliettina,
frustrazione,
Isteria
mercoledì 2 maggio 2007
Il sesso delle caverne
Oggi distrattamente, quasi in maniera apatica, mi guardo velocissimo il corriere onlain tanto per non perdere il colpo sui discorsi distratti coi colleghi, su cosa succede nel mondo, chi ha vinto il grande fratello, e come son andate le partite ieri (che ingannato dal fatto che pensavo fosse lunedì e invece oggi è mercoledì almeno non faccio brutta figura).
Scorro i itoli velocemente ti trovo questo piacevole articoletto sul sesso preistorico.
Piacevole inizialmente per il contenuto, a poi mi imbatto nella seguente frase che mi fa scompisciare:
Un antico fallo in pietra, ritrovato in una caverna in Germania e studiato attentamente, dimostrerebbe come gli scambi di coppie e i «giocattoli sessuali» fossero normali anche allora.
"normali anche allora" ? Ah, perchè sono normali oggi ? No perchè detto da un autorevole giornale fa impressione.
Quindi ne devo dedurre che non sono io il malato a ritenere queste cose normali, ma lo sono quelli che vivono in un mondo senza trasgressione, senza passione e con troppe paranoie mentali sull'argomento.
Anzi quasi quasi mi dò dello scontato, del noioso.
Questa notizia vale un festeggiamento.
Chi si unisce al brindisi ?
Cin cin !
Scorro i itoli velocemente ti trovo questo piacevole articoletto sul sesso preistorico.
Piacevole inizialmente per il contenuto, a poi mi imbatto nella seguente frase che mi fa scompisciare:
Un antico fallo in pietra, ritrovato in una caverna in Germania e studiato attentamente, dimostrerebbe come gli scambi di coppie e i «giocattoli sessuali» fossero normali anche allora.
"normali anche allora" ? Ah, perchè sono normali oggi ? No perchè detto da un autorevole giornale fa impressione.
Quindi ne devo dedurre che non sono io il malato a ritenere queste cose normali, ma lo sono quelli che vivono in un mondo senza trasgressione, senza passione e con troppe paranoie mentali sull'argomento.
Anzi quasi quasi mi dò dello scontato, del noioso.
Questa notizia vale un festeggiamento.
Chi si unisce al brindisi ?
Cin cin !
lunedì 30 aprile 2007
Mi è rimasto sullo stomaco
Più vado avanti è più mi accorgo che i miei problemi si complicano, così come la mia capacità di risolverli. Essere tristi o felici sta nella lieve differenza che c'è tra un nuovo problema complicato ed una nuova relativa soluzione.
In questi giorni di festa mi accorgo che nonostante io sia sereno, circondato di attenzioni, non mi sento appagato. La conseguenza è che divento apatico.
Eppure devo combattere questa apatia con un'emozione adeguata.
Il problema è che al momento... non so bene cosa voglio. Eppure ho tutto e contemporaneamente nulla. Come qualcuno mi ha fatto notare sono uno spirito inquieto.
Vero, ma capita la malattia, qual'è la cura?
Mentre rimugino inutilmente, a turno quelli che mi vedono mi dicono che sarebbe ora di andare a dormire, ma io in tutto questo ho quello stramaledetto hamburger sullo stomaco.
E se diventassi vegetariano ?
In questi giorni di festa mi accorgo che nonostante io sia sereno, circondato di attenzioni, non mi sento appagato. La conseguenza è che divento apatico.
Eppure devo combattere questa apatia con un'emozione adeguata.
Il problema è che al momento... non so bene cosa voglio. Eppure ho tutto e contemporaneamente nulla. Come qualcuno mi ha fatto notare sono uno spirito inquieto.
Vero, ma capita la malattia, qual'è la cura?
Mentre rimugino inutilmente, a turno quelli che mi vedono mi dicono che sarebbe ora di andare a dormire, ma io in tutto questo ho quello stramaledetto hamburger sullo stomaco.
E se diventassi vegetariano ?
venerdì 20 aprile 2007
Meglio della normalità
Phew, ce l'ho fatta a reagire.
Lo sento dentro di me, non è solo la primavera meteorologica.
E' quella strana sensazione che ti fa camminare col sorriso sulle labbra.
E' il fatto che non dico più di essere nella parabola discendente della vita.
Forse forse è che questa settimana sono in media con gli italiani, quelli che lo fanno due volte a settimana.
Sono positivo.
Nonostante tutto, questa normalità è migliore.
Quella normalità che mi fa sentire marito, genitore e amante nel giusto equilibrio.
Soprattutto in equilibrio con me stesso.
Fino al prossimo muro, s'intende. Ma almeno il mio sorriso si schianterà senza esitazioni, poi raccoglierò i pezzi con sobrietà.
Lo sento dentro di me, non è solo la primavera meteorologica.
E' quella strana sensazione che ti fa camminare col sorriso sulle labbra.
E' il fatto che non dico più di essere nella parabola discendente della vita.
Forse forse è che questa settimana sono in media con gli italiani, quelli che lo fanno due volte a settimana.
Sono positivo.
Nonostante tutto, questa normalità è migliore.
Quella normalità che mi fa sentire marito, genitore e amante nel giusto equilibrio.
Soprattutto in equilibrio con me stesso.
Fino al prossimo muro, s'intende. Ma almeno il mio sorriso si schianterà senza esitazioni, poi raccoglierò i pezzi con sobrietà.
martedì 10 aprile 2007
Causa o effetto ?
"sei esagerato"
"non sei affidabile"
"sei alle prime armi"
Sono solo alcuni dei commenti che mi avete fatto.
E avete ragione.
Forse sono io che sono paranoico. O semplicemente non sono riuscito a farvi apprezzare cosa sia successo.
Ebbene, ecco i fatti.
Circa tre domeniche fa mia moglie intercetta un sms da una persona che lei non conosce.
Io ero al piano superiore. Mi porta il mio cellulare, col messaggio aperto, dicendomi "questo deve essere per te"
Il testo non è decisamente dei più innocenti: non si parla del tempo, neppure di vacanze. Si parla del limite tra trasgressione e perversione.
Ma non è neanche del tipo "grazie della bella scopata".
Insomma, una relazione segreta, ma che è fatta di amicizia, parole, rispetto ed un pizzico di intesa.
Ma nessun fatto vero grave.
In poche parole: tra desiderio e ambizione, solo parole, parole, parole
Ovviamente lei è di avviso non contrario, ma opposto.
Lo considera alla stessa stregu di un tradimento.
E inizia la santa inquisizione, che oserei ribattezzare una campagna di epurazione stile gestapo.
Violenta i miei account di posta.
Violenta il mio telefonino.
Cerca bigliettini.
Insomma stupra la mia privacy senza freno.
Io sono atterrito da una parte perchè possa arrivare alle cose veramente gravi, e spinto dall'altra a lasciarle fare perchè chiudere le porte significa confermare il sospetto.
Passa la prima notte (a dormire sul divano per me).
Il giorno dopo mi bombarda di mail nauseabonde, alla fine mollo tutto e torno a casa per un discorso serio: ciccia io non ho fatto nulla se non quattro sane chiacciere sul mio hobby (la mia malattia) visto che tu non ne vuoi parlare, mi sento confuso dal fatto che non solo non c'è più intimità tra noi ma e soprattutto intesa la qual cosa i fa sospettare che non mi vuoi più, e soprattutto non ti viene il sospetto che tutto ciò accada per un effetto, non una causa.
Insomma qualche ora di merda pura.
Poi esco a portare le bimbe a danza mentre lei si addormenta.
Io per non svegliarla, le tengo entrambe ache se solo una ha lezione. Sono sempre un uomo col borsello.
Quando torno, come se nulla fosse.
Alla sera di colpo mi chiede: "ti piacciono le mie tette ?"
Scusa ?!?!?!?!?
"Beh, si". Ed è vero.
Mi prende e mi scopa una sera intera, al grido di "ti faccio vedere io come sono meglio delle altre".
Vedo resuscitare lingerie che nonvedevo da anni.
Lei che non solo urla e mugugna, ma mi chiede cosa preferisco fare ???
Un sogno.
Beh, me la godo già che ci sono, tanto secondo me non dura molto.
Il giorno dopo, si ripete. Si dà alla lussuria.
Difficile crederci, la verità non è mai un attimo.
Sabato mattina mentre le bimbe sono a guardare la tv, si lascia andare a gambe aperte nel bagno, come mai aveva fatto.
Insomma, una reazione da grande.
Poi l'idillio si spezza, così come era iniziato, e sprofondiamo in due settimane durante le quali mi allontana anche solo se oso avvicinarmi.
Ho imparato tre cose da questa vicenda:
Ora non devo fare altro che prepararmi per un nuovo sogno.
"non sei affidabile"
"sei alle prime armi"
Sono solo alcuni dei commenti che mi avete fatto.
E avete ragione.
Forse sono io che sono paranoico. O semplicemente non sono riuscito a farvi apprezzare cosa sia successo.
Ebbene, ecco i fatti.
Circa tre domeniche fa mia moglie intercetta un sms da una persona che lei non conosce.
Io ero al piano superiore. Mi porta il mio cellulare, col messaggio aperto, dicendomi "questo deve essere per te"
Il testo non è decisamente dei più innocenti: non si parla del tempo, neppure di vacanze. Si parla del limite tra trasgressione e perversione.
Ma non è neanche del tipo "grazie della bella scopata".
Insomma, una relazione segreta, ma che è fatta di amicizia, parole, rispetto ed un pizzico di intesa.
Ma nessun fatto vero grave.
In poche parole: tra desiderio e ambizione, solo parole, parole, parole
Ovviamente lei è di avviso non contrario, ma opposto.
Lo considera alla stessa stregu di un tradimento.
E inizia la santa inquisizione, che oserei ribattezzare una campagna di epurazione stile gestapo.
Violenta i miei account di posta.
Violenta il mio telefonino.
Cerca bigliettini.
Insomma stupra la mia privacy senza freno.
Io sono atterrito da una parte perchè possa arrivare alle cose veramente gravi, e spinto dall'altra a lasciarle fare perchè chiudere le porte significa confermare il sospetto.
Passa la prima notte (a dormire sul divano per me).
Il giorno dopo mi bombarda di mail nauseabonde, alla fine mollo tutto e torno a casa per un discorso serio: ciccia io non ho fatto nulla se non quattro sane chiacciere sul mio hobby (la mia malattia) visto che tu non ne vuoi parlare, mi sento confuso dal fatto che non solo non c'è più intimità tra noi ma e soprattutto intesa la qual cosa i fa sospettare che non mi vuoi più, e soprattutto non ti viene il sospetto che tutto ciò accada per un effetto, non una causa.
Insomma qualche ora di merda pura.
Poi esco a portare le bimbe a danza mentre lei si addormenta.
Io per non svegliarla, le tengo entrambe ache se solo una ha lezione. Sono sempre un uomo col borsello.
Quando torno, come se nulla fosse.
Alla sera di colpo mi chiede: "ti piacciono le mie tette ?"
Scusa ?!?!?!?!?
"Beh, si". Ed è vero.
Mi prende e mi scopa una sera intera, al grido di "ti faccio vedere io come sono meglio delle altre".
Vedo resuscitare lingerie che nonvedevo da anni.
Lei che non solo urla e mugugna, ma mi chiede cosa preferisco fare ???
Un sogno.
Beh, me la godo già che ci sono, tanto secondo me non dura molto.
Il giorno dopo, si ripete. Si dà alla lussuria.
Difficile crederci, la verità non è mai un attimo.
Sabato mattina mentre le bimbe sono a guardare la tv, si lascia andare a gambe aperte nel bagno, come mai aveva fatto.
Insomma, una reazione da grande.
Poi l'idillio si spezza, così come era iniziato, e sprofondiamo in due settimane durante le quali mi allontana anche solo se oso avvicinarmi.
Ho imparato tre cose da questa vicenda:
- L'importanza dei rapporti sbiaditi e come anche il baratro più infimo può generare emozioni forti e risvegliarli colorandoli di passione illogica.
- mai abbassare la guardia, se devi peccare lo devi fare con eleganza.
- capire che il mondo alternativo che ti stai creando, se fatto con equilibrio, ti dà l'opportunità di conoscere delle persone squisite, che nel bene o nel male, nonostante litigi e delusioni, poi comunque ti stanno vicino.
Ora non devo fare altro che prepararmi per un nuovo sogno.
Etichette:
Cara dolce mogliettina,
Isteria
sabato 7 aprile 2007
Scusate il caos dopo il trasloco
Scatole ovunque.
Una sull'altra, solo numerate, neanche chiuse col nastro adesivo.
Non che mi abbiano sfrattato. Non che la mia vecchia casa sia bruciata.
Mi hanno semplicemente cacciato di casa - e pure in fretta e furia.
Sono a malapena riuscito a fare le scatole appunto, prima di sparire e lasciare tutto pulito.
Un pò come un terrorista a cui hanno scoperto il covo, e che ha solo pochi minuti per ripulire.
Poi un giorno vi racconto cosa è successo.
Per ora smonto un pò di scatole: pezzi del vecchio blog a cui tenevo tanto.
E che per poco rischiavo andassero perduti.
E invece, eccoli qui in tutto il loro splendore.
Come antipasto alla cena che intendo servirvi.
Sono sicuro che la gusterete tutta fino in fondo.
E se non vi piace... chissenefrega, io mi diverto a cucinare.
Per i più pignoli: i blog precedenti sono un cut & paste della casa dalla quale mi hanno cacciato, da qui in poi sono tutti inediti.
Una sull'altra, solo numerate, neanche chiuse col nastro adesivo.
Non che mi abbiano sfrattato. Non che la mia vecchia casa sia bruciata.
Mi hanno semplicemente cacciato di casa - e pure in fretta e furia.
Sono a malapena riuscito a fare le scatole appunto, prima di sparire e lasciare tutto pulito.
Un pò come un terrorista a cui hanno scoperto il covo, e che ha solo pochi minuti per ripulire.
Poi un giorno vi racconto cosa è successo.
Per ora smonto un pò di scatole: pezzi del vecchio blog a cui tenevo tanto.
E che per poco rischiavo andassero perduti.
E invece, eccoli qui in tutto il loro splendore.
Come antipasto alla cena che intendo servirvi.
Sono sicuro che la gusterete tutta fino in fondo.
E se non vi piace... chissenefrega, io mi diverto a cucinare.
Per i più pignoli: i blog precedenti sono un cut & paste della casa dalla quale mi hanno cacciato, da qui in poi sono tutti inediti.
sabato 24 marzo 2007
Lingerie per una (s)conosciuta
Ok, ok.
Me la sono cercata.
Questa mattina attorno alle 11 è successo l'inaspettato.
Avevo pianificato tutto fino all'ultimo dettaglio.
Avevo avuto i tempo per farlo. La calma era stata la mia guida. Il distacco il mio maestro.
Il piano prevedeva che il pacchetto le fosse recapitato tramite una conoscenza.
Quel pacchetto, che aveva fatto qualche migliaia di chilometri, ma non in mani mie perchè se qualcuno lo avesse trovato tra le mie mani al ritorno in Italia sarebbe stato difficile da spiegare.
Lo avevo comprato con gioia. Ero stato parecchi minuti ad immaginare come sarebbero state riempite: avevo palpato i tessuti, provato l'elasticità, visto i pizzi e gustato i colori. Avevo goduto a fare un regalo.
Erano bellissime quelle mutandine da paura. Erano bellissime per il suo corpo, le sarebbero state divinamente.
Non sapevo dove fosse quando le avevo comprate, non sapevo se le avrebbe mai accettate. Non sapevo se le sarebbero piaciute.
Ma io avevo provato l'irrefrenabile voglia di comprargliele. Il piacere estetico del dono. Quello senza secondi fini, quello che si apprezza nell'atto del comprare, solo pensando alle emozioni che l'altro proverà nel riceverlo. Quello che si fa non perchè c'è un'occasione particolare, ma per il piacere di farlo.
Purtroppo da quando ero ritornato in Italia, non era mai capitato il momento opportuno.
Lei non si faceva vedere, era evanescente. Mi chiamava, mi scriveva, ma non mi voleva incontrare. Lo sapeva che se lo avesse fatto avremmo rischiato di ricadere nel turbine senza fine della spirale della lussuria, della trasgressione, quella che ti assorbe e che ti succhia la vita senza pietà, facendoti distrarre da tutto e da tutti.
La voglia di liberare il pachetto dal buio dell'armadio dove era stato accuratamente nascosto cresceva di giorno in giorno.
Poi un giorno lei mi mandò una mail. Di quelle che mi mandava una volta e ti cambiano. Trasportandomi nel suo mondo, ma dimenticandosi di darmi il biglietto di ritorno.
Era il momento di dare un senso all'aquisto. Di regalarle le emozioni che lei aveva donato a me nel comprarlo.
E così ho fatto ieri, tramite la conoscenza comune. Di sera, lo ha ricevuto. Ed è impazzita.
Tutto mi sarei aspettato da lei.
Una telefonata repentina "voglio scoparti per provarle con te". Magari.
Un vaffanculo in grande stile perchè certe regole non si violano.
Un silenzio snervante.
Un regalo per me.
Una mail di ringraziamenti e di saluti, o una mail inkazzatura e di saluti.
E invece no.
Lei si è superata come al suo solito.
E mi ha fatto tremare. Mi ha confuso, ma come non mi era successo mai.
Ha preso la macchina fotografica, le ha indossate, e si è fatta gli autoscatti.
Poi ha messo le foto sul pc e me le ha mandate.
Risultato: dal cliente, mentre ero tra i cazzi multipli: -blink- "you got mail".
Apro.
Due gambe da urlo.
Dritte dritte dritte.
E poi il mio dono, indossato con eleganza: neanche una piega.
Un colpo al cuore. Palpitazioni a mille. Sono dovuto uscire a prendere aria, avevo un'ansia addosso che mi strangolava.
Volevo essere io a fare le foto !
L'ho chiamata, ma non riuscivo a parlarle.
L'emozione era tanta che mi è venuto un nodo alla gola. Gli occhi mi si sono velati. Il cervello si è bloccato.
Ho dovuto terminare la telefonata.
Poi nel pomeriggio, alla quinta telefonata....
Ci siamo visti.
Però non è successo molto. Tante chiacchiere interessanti, perfino un paio di baci, mi fermava se mi avvicinavo.
Sembrava un pò confusa, un pò spaventata.
Poi invece verso la fine ci è andata giù duro: mi parlava mentre mi toccava.
Ma perchè lo fa ?
Perchè non si lascia andare ?
Perchè questa tortura ?
Io me la sarei scopata e sodomizzata per ore.
Ora ho gli ormoni al posto del sangue, il fuoco sotto la pelle, l'energia di mille stalloni nei muscoli, ma soprattutto un coso gigante che non vuole saperne di andare a dormire.
Fantastiche emozioni. E un pò di trasgressione.
Secondo me sono un pò masochista, ma mi piace.
Mi piace emozionarmi, mettermi in situazioni assurde, surreali, ma tanto vere.
Carpe diem.
Sono sereno, e questa è stata una G R A N D E giornata.
Me la sono cercata.
Questa mattina attorno alle 11 è successo l'inaspettato.
Avevo pianificato tutto fino all'ultimo dettaglio.
Avevo avuto i tempo per farlo. La calma era stata la mia guida. Il distacco il mio maestro.
Il piano prevedeva che il pacchetto le fosse recapitato tramite una conoscenza.
Quel pacchetto, che aveva fatto qualche migliaia di chilometri, ma non in mani mie perchè se qualcuno lo avesse trovato tra le mie mani al ritorno in Italia sarebbe stato difficile da spiegare.
Lo avevo comprato con gioia. Ero stato parecchi minuti ad immaginare come sarebbero state riempite: avevo palpato i tessuti, provato l'elasticità, visto i pizzi e gustato i colori. Avevo goduto a fare un regalo.
Erano bellissime quelle mutandine da paura. Erano bellissime per il suo corpo, le sarebbero state divinamente.
Non sapevo dove fosse quando le avevo comprate, non sapevo se le avrebbe mai accettate. Non sapevo se le sarebbero piaciute.
Ma io avevo provato l'irrefrenabile voglia di comprargliele. Il piacere estetico del dono. Quello senza secondi fini, quello che si apprezza nell'atto del comprare, solo pensando alle emozioni che l'altro proverà nel riceverlo. Quello che si fa non perchè c'è un'occasione particolare, ma per il piacere di farlo.
Purtroppo da quando ero ritornato in Italia, non era mai capitato il momento opportuno.
Lei non si faceva vedere, era evanescente. Mi chiamava, mi scriveva, ma non mi voleva incontrare. Lo sapeva che se lo avesse fatto avremmo rischiato di ricadere nel turbine senza fine della spirale della lussuria, della trasgressione, quella che ti assorbe e che ti succhia la vita senza pietà, facendoti distrarre da tutto e da tutti.
La voglia di liberare il pachetto dal buio dell'armadio dove era stato accuratamente nascosto cresceva di giorno in giorno.
Poi un giorno lei mi mandò una mail. Di quelle che mi mandava una volta e ti cambiano. Trasportandomi nel suo mondo, ma dimenticandosi di darmi il biglietto di ritorno.
Era il momento di dare un senso all'aquisto. Di regalarle le emozioni che lei aveva donato a me nel comprarlo.
E così ho fatto ieri, tramite la conoscenza comune. Di sera, lo ha ricevuto. Ed è impazzita.
Tutto mi sarei aspettato da lei.
Una telefonata repentina "voglio scoparti per provarle con te". Magari.
Un vaffanculo in grande stile perchè certe regole non si violano.
Un silenzio snervante.
Un regalo per me.
Una mail di ringraziamenti e di saluti, o una mail inkazzatura e di saluti.
E invece no.
Lei si è superata come al suo solito.
E mi ha fatto tremare. Mi ha confuso, ma come non mi era successo mai.
Ha preso la macchina fotografica, le ha indossate, e si è fatta gli autoscatti.
Poi ha messo le foto sul pc e me le ha mandate.
Risultato: dal cliente, mentre ero tra i cazzi multipli: -blink- "you got mail".
Apro.
Due gambe da urlo.
Dritte dritte dritte.
E poi il mio dono, indossato con eleganza: neanche una piega.
Un colpo al cuore. Palpitazioni a mille. Sono dovuto uscire a prendere aria, avevo un'ansia addosso che mi strangolava.
Volevo essere io a fare le foto !
L'ho chiamata, ma non riuscivo a parlarle.
L'emozione era tanta che mi è venuto un nodo alla gola. Gli occhi mi si sono velati. Il cervello si è bloccato.
Ho dovuto terminare la telefonata.
Poi nel pomeriggio, alla quinta telefonata....
Ci siamo visti.
Però non è successo molto. Tante chiacchiere interessanti, perfino un paio di baci, mi fermava se mi avvicinavo.
Sembrava un pò confusa, un pò spaventata.
Poi invece verso la fine ci è andata giù duro: mi parlava mentre mi toccava.
Ma perchè lo fa ?
Perchè non si lascia andare ?
Perchè questa tortura ?
Io me la sarei scopata e sodomizzata per ore.
Ora ho gli ormoni al posto del sangue, il fuoco sotto la pelle, l'energia di mille stalloni nei muscoli, ma soprattutto un coso gigante che non vuole saperne di andare a dormire.
Fantastiche emozioni. E un pò di trasgressione.
Secondo me sono un pò masochista, ma mi piace.
Mi piace emozionarmi, mettermi in situazioni assurde, surreali, ma tanto vere.
Carpe diem.
Sono sereno, e questa è stata una G R A N D E giornata.
lunedì 12 marzo 2007
Agli uomini in fondo piace essere usati
Io non lo so se agli uomini piace.
A me si.
Mi spiego.
Si tratta di violenza consenziente.
Io sono uno di quelli che se scopre che l'altra finge si rifiuta di continuare: se finge lo deve fare bene in modo che io non me ne accorga.
Viceversa se so che lei ricerca libidine vera mi infoio. Anche se si dedica a me, ma lo deve fare solo per avere un ritorno lei, perchè si eccita a vedermi eccitato.
Se poi cerca libidine con lo spirito dello "sperimentiamo" è davvero la fine: divento un animale senza freno.
Per me la vera droga è quando lei anela al sesso, è vera ninfomane, che pensa a freddo a come organizzarsi per emozionarsi poi a caldo.
Lei che pianifica, manipola, ed ottiene. Solo perchè si sente donna, si dimostra donna e si realizza donna.
Lei che prende un uomo, lo ipnotizza con subdoli giochini che i suoi ormoni maschili non gli permettono di capire, figuriamoci di fermare, e poi se lo scopa per il suo godimento. Il sano sesso.
A me piace !!
Sapere che sono io l'artefice dell'appagamento è una sensazione sublime.
Il mio appagamento può aspettare (ma non troppo).
Lo faccio o non lo faccio ?
Lo faccio o non lo faccio ?
Lo faccio: ve lo racconto.
Una via anonima della capitale. Ci parcheggiamo.
Macchina a sei posti, non propriamente di quelle dove ti senti incassato e protetto dalle portiere.
Mi fa spostare sul sedile centrale. Mi slaccia i pantaloni.
Si siede sopra di me, spalancando le cosce, ricoperte solo dalle calze alla francese.
E mi cavalca.
Io che mi sento in mezzo alla strada, vedo le vecchiette col bastone che porca miseria quanto ci mettono prima a raggiungere la macchina, poi a superarla.
Il pischello con lo zaino che attrraversa la strada.
La mamma col passeggino.
Insomma, la allontano.
E lei cosa fa ? Mi guarda negli occhi, e mi dice "adesso sono cazzi tuoi".
Mette le mani nel poggiatesta, una a destra, l'altra a sinistra, e mi schiaffa il suo seno diritto diritto sul mio viso. Me lo schiacchia.
Io mi giro di lato (verso la vecchietta che è ancora lì che arranca). E lei ? Chiude le braccia attorno al poggia testa.
Mi blocca con le tette. E stringe: non posso più sfuggire. Avvinghiato da un corpicino che vuole solo saziarsi di libidine.
Ed io sembro essere il prescelto.
Muove il bacino sul mio animale che non capisce già più nulla. Lo autopenetra.
E lì parte un concerto al mio orecchio: mugugni, sospiri, frasi porche.
Io non posso liberarmi. Non voglio !!
Vedo ancora il mondo fuori e mi sembra di essere il centro dell'attenzione, quindi pensando che questa è la volta buona che mi arrestano, almeno pecco bene.
Le acchiappo i glutei con l'unica cosa che posso muovere (le mani) e l'accompagno nel movimento.
Lei in un momento di lucidità mi dice "se vieni ti ammazzo".
Mollo la presa altrimenti rischio grosso. Almeno così mi aiuta a non pensare alla situa assurda in cui mi trovo, ma dalla quale non voglio sfuggire.
Lei ne approfitta e mi violenta.
Che bello.
L'ho sentita godere tre volte: non si è mai fermata.
Io ero shockato. Non connettevo. Questo mi ha aiutato a resistere.
Mai provata un'emozione così intensa di trasgressione totale. Mi vengono ancora i brividi a pensarci.
In pubblico. Anzi sul palcoscenico.
Violentato da un'assatanata.
ANCORA !!!!!!!!!!!!!!!
Quindi, si mi piace essere usato.
Ma non abusatene, vi raccomando. Altrimenti non mi diverto.
Ci vuole arte a fare certe cose. E solo una brava artista se lo può permettere.
Nel mio caso si trattava... della migliore, la mia amichetta ninfomane di cui sotto.
Sigh.
Epilogo: in seguito mi ha detto che è venuta tre volte e mezzo. Non ho mai capito quel mezzo dove si collocasse temporalmente. Non che fosse importante, ma almeno per dovere di cronaca. So solo che è stata un'esperienza molto intensa per me. Da quello che ho percepito, sentito, intuito (ma non visto se non attraverso gli occhi della vecchietta) anche per lei.
A me si.
Mi spiego.
Si tratta di violenza consenziente.
Io sono uno di quelli che se scopre che l'altra finge si rifiuta di continuare: se finge lo deve fare bene in modo che io non me ne accorga.
Viceversa se so che lei ricerca libidine vera mi infoio. Anche se si dedica a me, ma lo deve fare solo per avere un ritorno lei, perchè si eccita a vedermi eccitato.
Se poi cerca libidine con lo spirito dello "sperimentiamo" è davvero la fine: divento un animale senza freno.
Per me la vera droga è quando lei anela al sesso, è vera ninfomane, che pensa a freddo a come organizzarsi per emozionarsi poi a caldo.
Lei che pianifica, manipola, ed ottiene. Solo perchè si sente donna, si dimostra donna e si realizza donna.
Lei che prende un uomo, lo ipnotizza con subdoli giochini che i suoi ormoni maschili non gli permettono di capire, figuriamoci di fermare, e poi se lo scopa per il suo godimento. Il sano sesso.
A me piace !!
Sapere che sono io l'artefice dell'appagamento è una sensazione sublime.
Il mio appagamento può aspettare (ma non troppo).
Lo faccio o non lo faccio ?
Lo faccio o non lo faccio ?
Lo faccio: ve lo racconto.
Una via anonima della capitale. Ci parcheggiamo.
Macchina a sei posti, non propriamente di quelle dove ti senti incassato e protetto dalle portiere.
Mi fa spostare sul sedile centrale. Mi slaccia i pantaloni.
Si siede sopra di me, spalancando le cosce, ricoperte solo dalle calze alla francese.
E mi cavalca.
Io che mi sento in mezzo alla strada, vedo le vecchiette col bastone che porca miseria quanto ci mettono prima a raggiungere la macchina, poi a superarla.
Il pischello con lo zaino che attrraversa la strada.
La mamma col passeggino.
Insomma, la allontano.
E lei cosa fa ? Mi guarda negli occhi, e mi dice "adesso sono cazzi tuoi".
Mette le mani nel poggiatesta, una a destra, l'altra a sinistra, e mi schiaffa il suo seno diritto diritto sul mio viso. Me lo schiacchia.
Io mi giro di lato (verso la vecchietta che è ancora lì che arranca). E lei ? Chiude le braccia attorno al poggia testa.
Mi blocca con le tette. E stringe: non posso più sfuggire. Avvinghiato da un corpicino che vuole solo saziarsi di libidine.
Ed io sembro essere il prescelto.
Muove il bacino sul mio animale che non capisce già più nulla. Lo autopenetra.
E lì parte un concerto al mio orecchio: mugugni, sospiri, frasi porche.
Io non posso liberarmi. Non voglio !!
Vedo ancora il mondo fuori e mi sembra di essere il centro dell'attenzione, quindi pensando che questa è la volta buona che mi arrestano, almeno pecco bene.
Le acchiappo i glutei con l'unica cosa che posso muovere (le mani) e l'accompagno nel movimento.
Lei in un momento di lucidità mi dice "se vieni ti ammazzo".
Mollo la presa altrimenti rischio grosso. Almeno così mi aiuta a non pensare alla situa assurda in cui mi trovo, ma dalla quale non voglio sfuggire.
Lei ne approfitta e mi violenta.
Che bello.
L'ho sentita godere tre volte: non si è mai fermata.
Io ero shockato. Non connettevo. Questo mi ha aiutato a resistere.
Mai provata un'emozione così intensa di trasgressione totale. Mi vengono ancora i brividi a pensarci.
In pubblico. Anzi sul palcoscenico.
Violentato da un'assatanata.
ANCORA !!!!!!!!!!!!!!!
Quindi, si mi piace essere usato.
Ma non abusatene, vi raccomando. Altrimenti non mi diverto.
Ci vuole arte a fare certe cose. E solo una brava artista se lo può permettere.
Nel mio caso si trattava... della migliore, la mia amichetta ninfomane di cui sotto.
Sigh.
Epilogo: in seguito mi ha detto che è venuta tre volte e mezzo. Non ho mai capito quel mezzo dove si collocasse temporalmente. Non che fosse importante, ma almeno per dovere di cronaca. So solo che è stata un'esperienza molto intensa per me. Da quello che ho percepito, sentito, intuito (ma non visto se non attraverso gli occhi della vecchietta) anche per lei.
venerdì 9 marzo 2007
La verità non è una giostra
E no, non ci sto.
Non sono qui per fare il buono, sono qui per sfogarmi, e stasera ve lo dimostro.
Se non vi piace quello che scrivo - cambiate canale.
Li leggo questi cazzo di blog dove dite che le corna fanno male, che vi dovete riprendere, che odiate chi distrugge famiglie.
Riprendetevi: ma dove vivete ?
Non ci credo che siete tutti sereni, che il vostro rapporto è sempre oleato, che fate sesso ogni sera.
Non ci credo. Non perchè non sia la vostra morale. Perchè non è possibile.
Morale. Ognuno ha la propria morale, qualunque essa sia. La morale può cambiare nel tempo, ma deve concorrere alla costruzione di una felicità consapevole.
Ho tutto quello che voglio dalla mia partner, eccetto intesa, intimità ed emozioni.
Non che non ci siano mai state, anzi. Si sono semplicemente affievolite.
Ma io ho ancora bisogno di averle, le cerco.
E così ritornando al reale - oggi, nonostante i fiori che ho raccolto nel campo, nonostante mi sia imposto di guardare la televisione di fianco a lei anche se non me ne fregava un cazzo, nonostante non abbia fatto allusioni.... se n'è andata a letto senza di me per la quattordicesima sera di fila.
Che schifo, apatia totale. Ma non c'era la seconda primavera delle donne ? Quando arriva ??
Non che lei non lo sappia. Quante volte ne abbiamo parlato, per sapere che a lei non frega più nulla, che è cambiata, per poi finire o con una inkazzatura perchè penso solo a quello, o con un pianto perchè riconosce che lei non era così una volta.
A volte davvero penso che ciò che avviene nella fantasia è la proiezione di una seconda realtà, riuscire a liberarla è come vivere due vite.
Vivere multiple vite è una sana medicina perchè stento ad emozionarmi nella vita normale: mi fa andare avanti, tuttavia non avrò sempre tutta questa energia. Sono come la fenice al momento, ma un giorno il combustibile si esaurirà ed io brucerò consumandomi irrimediabilmente.
Me ne andrei a correre sulla spiaggia al buio per ore, se solo avessi un pò più palle. Tanto per scaricare l'acido che ho in corpo, che mi corrode ogni giorno. Tanto per non pensare che è un'altra giornata senza sesso, quello fine a sè stesso, solo per spassarsela.
Vorrei uscire a fare baldoria adesso, per entrare nella prima zip che mi capita, per strusciarmi sulle prime chiappe che mi guardano, per odorare il primo seno che vedo.
Vorrei provare quella sensazione speciale di quando faccio girare i polpastrelli sul calice pieno di vino rosso, mi confido con qualcuno sulla risposta alla domanda sulla vita, l'universo e tutto, per poi alzare lo sguardo e vedere due occhi che mi guardano dritto nell'anima e sussurrano increduli "perchè cazzo non mi salti addosso al posto di raccontarmi cazzate ?".
Ho voglia. E non posso. Perchè ?
La vera prova che la MIA morale è l'unica via per la MIA felicità consapevole.
Se non avete ancora cambiato canale vuol dire che la rispettate.
Non sono qui per fare il buono, sono qui per sfogarmi, e stasera ve lo dimostro.
Se non vi piace quello che scrivo - cambiate canale.
Li leggo questi cazzo di blog dove dite che le corna fanno male, che vi dovete riprendere, che odiate chi distrugge famiglie.
Riprendetevi: ma dove vivete ?
Non ci credo che siete tutti sereni, che il vostro rapporto è sempre oleato, che fate sesso ogni sera.
Non ci credo. Non perchè non sia la vostra morale. Perchè non è possibile.
Morale. Ognuno ha la propria morale, qualunque essa sia. La morale può cambiare nel tempo, ma deve concorrere alla costruzione di una felicità consapevole.
Ho tutto quello che voglio dalla mia partner, eccetto intesa, intimità ed emozioni.
Non che non ci siano mai state, anzi. Si sono semplicemente affievolite.
Ma io ho ancora bisogno di averle, le cerco.
E così ritornando al reale - oggi, nonostante i fiori che ho raccolto nel campo, nonostante mi sia imposto di guardare la televisione di fianco a lei anche se non me ne fregava un cazzo, nonostante non abbia fatto allusioni.... se n'è andata a letto senza di me per la quattordicesima sera di fila.
Che schifo, apatia totale. Ma non c'era la seconda primavera delle donne ? Quando arriva ??
Non che lei non lo sappia. Quante volte ne abbiamo parlato, per sapere che a lei non frega più nulla, che è cambiata, per poi finire o con una inkazzatura perchè penso solo a quello, o con un pianto perchè riconosce che lei non era così una volta.
A volte davvero penso che ciò che avviene nella fantasia è la proiezione di una seconda realtà, riuscire a liberarla è come vivere due vite.
Vivere multiple vite è una sana medicina perchè stento ad emozionarmi nella vita normale: mi fa andare avanti, tuttavia non avrò sempre tutta questa energia. Sono come la fenice al momento, ma un giorno il combustibile si esaurirà ed io brucerò consumandomi irrimediabilmente.
Me ne andrei a correre sulla spiaggia al buio per ore, se solo avessi un pò più palle. Tanto per scaricare l'acido che ho in corpo, che mi corrode ogni giorno. Tanto per non pensare che è un'altra giornata senza sesso, quello fine a sè stesso, solo per spassarsela.
Vorrei uscire a fare baldoria adesso, per entrare nella prima zip che mi capita, per strusciarmi sulle prime chiappe che mi guardano, per odorare il primo seno che vedo.
Vorrei provare quella sensazione speciale di quando faccio girare i polpastrelli sul calice pieno di vino rosso, mi confido con qualcuno sulla risposta alla domanda sulla vita, l'universo e tutto, per poi alzare lo sguardo e vedere due occhi che mi guardano dritto nell'anima e sussurrano increduli "perchè cazzo non mi salti addosso al posto di raccontarmi cazzate ?".
Ho voglia. E non posso. Perchè ?
La vera prova che la MIA morale è l'unica via per la MIA felicità consapevole.
Se non avete ancora cambiato canale vuol dire che la rispettate.
martedì 6 marzo 2007
Tutte quelle che sorridono scopano
Ecco, lo sapevo: l'ho rivista.
Proprio quando meno me l'aspettavo, quando ormai me ne ero fatta una ragione.
Colpa del solito bel tempo: me ne stavo allegramente a correre sul lungomare, obbligandomi a non fermarmi, nonostante il batticuore e la stanchezza dovuta alla mattinata passata a potare gli ulivi.
Correvo tra le panze della gente che usciva dai ristoranti, che mi guardavano come fossi venuto da un altro pianeta, in mezzo al profumo pungente di braciole e saraghi alla brace.
Faccio il mio solito giro, quello che dura poco meno di un'oretta.
Prima attraverso la campagna, poi sul lungomare, ritorno dalla spiaggia, infine nuovamente la campagna.
Quando finisco con la spiaggia ad un certo punto giro un angolo.
Lo giro, quando penso che non la vedrò neanche stavolta.
In realtà non la vedo da Dicembre, quando se n'è andata per quel viaggio lontana, e poi so che è ritornata un mese fa, ma fa di tutto per non vedermi.
Giro l'angolo dicevo, proprio quello dove sei più scoperto, perchè non vedi cosa c'è finchè non hai girato.
Giro e -flash- la vedo al volante. Non della solita macchina, ha una macchina nuova ?
Tiro dritto per mezzo secondo, e mi suona il clacson.
Mi fermo, vado al finestrino.
Sorride.
Io mi sento una 'mmerda, tutto sudato, gli occhiali appannati. Eppure mi bacia, come se nulla fosse accaduto.
Come se l'ultima volta che ci vedemmo non mi avesse detto "siete irresistibili"
Lei si parcheggia, due domande di circostanza, uno sguardo fugace. Io non so tanto cosa dirle.
Quanto l'ho pregata per rivedersi ma senza riuscirci, ed ora mi appare a tradimento.
Io davvero me la sarei presa e me la sarei sbattuta sul cofano, lì davanti a tutti, come fosse stata un trofeo.
Per punirla, per vendetta, per liberarmi di tante settimane ad aspettarla senza poterla vedere.
Poi dopo due minuti, con una scusa banale, scompare così come era venuta.
Io metto le mani sulle ginocchia, e chiudo gli occhi. Non mi giro, non devo.
Mi alzo, riprendo a correre. Spero che mi raggiunga, ma così non è.
Io lo so che non mi vuole vedere perchè la faccio impazzire.
Io lo so che ho paura di vederla perchè mi fa impazzire.
E questa folle storia non poteva continuare nella nostra condizione. Oppure si ?
Mi manca la mia amichetta ninfomane, vogliosa di cazzo, che un pò si confida, ed un pò mi usa per i suoi porci comodi.
Sorrideva, eccome se sorrideva. Come dice lei: "tutte quelle che sorridono scopano".
Porca puttana, lo sapevo che l'avrei rivista.
Proprio quando meno me l'aspettavo, quando ormai me ne ero fatta una ragione.
Colpa del solito bel tempo: me ne stavo allegramente a correre sul lungomare, obbligandomi a non fermarmi, nonostante il batticuore e la stanchezza dovuta alla mattinata passata a potare gli ulivi.
Correvo tra le panze della gente che usciva dai ristoranti, che mi guardavano come fossi venuto da un altro pianeta, in mezzo al profumo pungente di braciole e saraghi alla brace.
Faccio il mio solito giro, quello che dura poco meno di un'oretta.
Prima attraverso la campagna, poi sul lungomare, ritorno dalla spiaggia, infine nuovamente la campagna.
Quando finisco con la spiaggia ad un certo punto giro un angolo.
Lo giro, quando penso che non la vedrò neanche stavolta.
In realtà non la vedo da Dicembre, quando se n'è andata per quel viaggio lontana, e poi so che è ritornata un mese fa, ma fa di tutto per non vedermi.
Giro l'angolo dicevo, proprio quello dove sei più scoperto, perchè non vedi cosa c'è finchè non hai girato.
Giro e -flash- la vedo al volante. Non della solita macchina, ha una macchina nuova ?
Tiro dritto per mezzo secondo, e mi suona il clacson.
Mi fermo, vado al finestrino.
Sorride.
Io mi sento una 'mmerda, tutto sudato, gli occhiali appannati. Eppure mi bacia, come se nulla fosse accaduto.
Come se l'ultima volta che ci vedemmo non mi avesse detto "siete irresistibili"
Lei si parcheggia, due domande di circostanza, uno sguardo fugace. Io non so tanto cosa dirle.
Quanto l'ho pregata per rivedersi ma senza riuscirci, ed ora mi appare a tradimento.
Io davvero me la sarei presa e me la sarei sbattuta sul cofano, lì davanti a tutti, come fosse stata un trofeo.
Per punirla, per vendetta, per liberarmi di tante settimane ad aspettarla senza poterla vedere.
Poi dopo due minuti, con una scusa banale, scompare così come era venuta.
Io metto le mani sulle ginocchia, e chiudo gli occhi. Non mi giro, non devo.
Mi alzo, riprendo a correre. Spero che mi raggiunga, ma così non è.
Io lo so che non mi vuole vedere perchè la faccio impazzire.
Io lo so che ho paura di vederla perchè mi fa impazzire.
E questa folle storia non poteva continuare nella nostra condizione. Oppure si ?
Mi manca la mia amichetta ninfomane, vogliosa di cazzo, che un pò si confida, ed un pò mi usa per i suoi porci comodi.
Sorrideva, eccome se sorrideva. Come dice lei: "tutte quelle che sorridono scopano".
Porca puttana, lo sapevo che l'avrei rivista.
martedì 30 gennaio 2007
La moglie del mio amico
E insomma, non c'è più religione.
Io avevo accettato di chattare con la moglie del mio amico. E all'inizio ci eravamo anche divertiti. Una battutina qui, un complimento di là. Perfino una sessione di webcam ma neanche tanto spinta. I soliti giochi da deficienti. Poi tutto è cambiato.
Lei è partita per la tangente.
Ogni volta che mi collegavo mi chattava. SMS ogni giorno con frasine simpatiche.
Una telefonatina ogni tanto.
Poi ogni volta che la chiamavo io, lei o non rispondeva o metteva giù. Come se dovesse prepararsi o nascondersi. Poi mi richiamava tutta cucci cucci, fru fru, fru fru.
Poi ha iniziato a mandarmi qualche foto provocante, neanche tanto osè, ma sicuramente non innocente: come giocare con un chupa chup (che ricordo ai meno edotti in spagnolo significa succhia), o neanche a farlo apposta a succhiarsi il dito, o a guardarmi con l'occhio tutto truccato come piace a me (da troia di classe). Poi d'un tratto messaggi quasi d'amore.
Quest'inverno quando siamo andati a(che non si sa mai che poi qualcuno mi riconosce) lei è sfuggita una sera alle grinfie del marito per portarmi un blocco di cioccolato che aveva assemblato in semi torta ("con tanto amore"). E' venuta dopo mezzanotte a casa mia, quando io ero con la famiglia dai miei. Mi son vestito mentre tutti dormivano per scendere a prendere il dono, ma ho avuto paura, che l'ho vista un pò partita.
Poi recentemente è veramente andata fuori di testa.
Ha addirittura prenotato un aereo per venire a trovarmi, prima per un caffè, poi la cena, infine ha preteso di passare la notte con me. Io che avrei potuto anche stare al gioco le ho chiesto quanto di questo sapesse il marito visto che comunque noi ci sentiamo in indipendenza. E lo sapete cosa mi ha detto ????? CHE GLIELO AVEVA DETTO. No dico io, ma si può ? Proprio strana. E io dovevo fare torto alla moglie E all'amico per spendere del tempo con una instabile ?
E quindi ho fatto il signore. Le ho detto che era una follia e l'ho fermata.
E lei ??? Prima si è inkazzata con me, poi si è inkazzata col marito dicendogli che mi aveva detto di non fare nulla (che non era ovviamente vero). Il marito mi ha chiamato inkazzato dicendomi che cazzo stavo facendo, e mi ha obbligato a richiamarla per dirle che lui non c'entrava.
Insomma un Kasino per nulla. pensa se veramente ci passavo la notte assieme.
Beh l'epilogo è stato una serie di mail che per rispetto non divulgo, ma davvero da spaventarsi, ed ora il mio imposto silenzio stampa.
Ora io mi chiedo, perdo colpi ? O il valore dell'amicizia ha vinto sul sesso per una volta ?
Eppure... è la prima volta che fermo così bene una donna, senza fare il solito uomo col borsello e poi ritornare regolarmente con gli strascichi a mendicare amore e sesso. Non so se è la saggezza, l'apatia o semplicemente la convenienza.
Veramente: nel passato o mi hanno lasciato (bene bene, da farmi piangere) oppure le ho lasciate io però continuando nel tipico tira e molla che poi non ci si stacca più. Questa volta invece.. zac!
Ci sono: non ho tempo da perdere con le pazze ingenue che comunque non trasgrediscono bene.
Certe emozioni non si comprano, ma quando vengono, arrivano gratis e proprio per questo non si fermano più..
Mah, non c'è più religione..
Io avevo accettato di chattare con la moglie del mio amico. E all'inizio ci eravamo anche divertiti. Una battutina qui, un complimento di là. Perfino una sessione di webcam ma neanche tanto spinta. I soliti giochi da deficienti. Poi tutto è cambiato.
Lei è partita per la tangente.
Ogni volta che mi collegavo mi chattava. SMS ogni giorno con frasine simpatiche.
Una telefonatina ogni tanto.
Poi ogni volta che la chiamavo io, lei o non rispondeva o metteva giù. Come se dovesse prepararsi o nascondersi. Poi mi richiamava tutta cucci cucci, fru fru, fru fru.
Poi ha iniziato a mandarmi qualche foto provocante, neanche tanto osè, ma sicuramente non innocente: come giocare con un chupa chup (che ricordo ai meno edotti in spagnolo significa succhia), o neanche a farlo apposta a succhiarsi il dito, o a guardarmi con l'occhio tutto truccato come piace a me (da troia di classe). Poi d'un tratto messaggi quasi d'amore.
Quest'inverno quando siamo andati a
Poi recentemente è veramente andata fuori di testa.
Ha addirittura prenotato un aereo per venire a trovarmi, prima per un caffè, poi la cena, infine ha preteso di passare la notte con me. Io che avrei potuto anche stare al gioco le ho chiesto quanto di questo sapesse il marito visto che comunque noi ci sentiamo in indipendenza. E lo sapete cosa mi ha detto ????? CHE GLIELO AVEVA DETTO. No dico io, ma si può ? Proprio strana. E io dovevo fare torto alla moglie E all'amico per spendere del tempo con una instabile ?
E quindi ho fatto il signore. Le ho detto che era una follia e l'ho fermata.
E lei ??? Prima si è inkazzata con me, poi si è inkazzata col marito dicendogli che mi aveva detto di non fare nulla (che non era ovviamente vero). Il marito mi ha chiamato inkazzato dicendomi che cazzo stavo facendo, e mi ha obbligato a richiamarla per dirle che lui non c'entrava.
Insomma un Kasino per nulla. pensa se veramente ci passavo la notte assieme.
Beh l'epilogo è stato una serie di mail che per rispetto non divulgo, ma davvero da spaventarsi, ed ora il mio imposto silenzio stampa.
Ora io mi chiedo, perdo colpi ? O il valore dell'amicizia ha vinto sul sesso per una volta ?
Eppure... è la prima volta che fermo così bene una donna, senza fare il solito uomo col borsello e poi ritornare regolarmente con gli strascichi a mendicare amore e sesso. Non so se è la saggezza, l'apatia o semplicemente la convenienza.
Veramente: nel passato o mi hanno lasciato (bene bene, da farmi piangere) oppure le ho lasciate io però continuando nel tipico tira e molla che poi non ci si stacca più. Questa volta invece.. zac!
Ci sono: non ho tempo da perdere con le pazze ingenue che comunque non trasgrediscono bene.
Certe emozioni non si comprano, ma quando vengono, arrivano gratis e proprio per questo non si fermano più..
Mah, non c'è più religione..
giovedì 25 gennaio 2007
Il perfetto inutile
E' giusto non soddisfare i propri desideri ?
Oggi mi sono sentito inutile.
La regola numero uno con noi di marte è che dobbiamo sempre dare un contributo, anche dove non eccelliamo.
Questa sera la mia donna arrivava in ritardo, ma mi ha impedito di cucinarle.
Certo, lei è a dieta, chissà poi perchè visto che non si fa mai vedere alla luce.
Mi dice che ha riformato un bel culetto, ma a chi giova se non gioca con me. Forse a qualcun altro.
Sabato scorso, invitandomi a restare a casa, si è messa una minigonna da urlo che le sarei saltato addosso.
Era anni che non lo faceva.
Non ho potuto farla uscire da sola. La troia.
Insomma stasera mi ha impedito di cucinarle.
Magari per non recarmi fastidio. Ma per me è stato del tipo "non ci sai fare".
Ma lo avrei potuto sopportare se me lo avesse detto esplicitamente.
Invece quel "non ti preoccupare" senza neanche sapere se dovevo mettere il piatto fondo o piano mi ha fatto solo andare la serata di traverso.
Proprio insoddisfatto.
Anche ferito nel mio orgoglio di cuoco, oltre che di uomo.
Una serata di merda.
Dove nessuno dei miei desideri è soddisfatto.
Oggi mi sono sentito inutile.
La regola numero uno con noi di marte è che dobbiamo sempre dare un contributo, anche dove non eccelliamo.
Questa sera la mia donna arrivava in ritardo, ma mi ha impedito di cucinarle.
Certo, lei è a dieta, chissà poi perchè visto che non si fa mai vedere alla luce.
Mi dice che ha riformato un bel culetto, ma a chi giova se non gioca con me. Forse a qualcun altro.
Sabato scorso, invitandomi a restare a casa, si è messa una minigonna da urlo che le sarei saltato addosso.
Era anni che non lo faceva.
Non ho potuto farla uscire da sola. La troia.
Insomma stasera mi ha impedito di cucinarle.
Magari per non recarmi fastidio. Ma per me è stato del tipo "non ci sai fare".
Ma lo avrei potuto sopportare se me lo avesse detto esplicitamente.
Invece quel "non ti preoccupare" senza neanche sapere se dovevo mettere il piatto fondo o piano mi ha fatto solo andare la serata di traverso.
Proprio insoddisfatto.
Anche ferito nel mio orgoglio di cuoco, oltre che di uomo.
Una serata di merda.
Dove nessuno dei miei desideri è soddisfatto.
lunedì 1 gennaio 2007
E così tutto ha un inizio
Eh si, doveva succedere: anche io mi sono fatto affascinare dal blog.
Non tanto perchè lo si legga, perchè voglio vantarmi, o perchè cerchi compagnia.
Ma perchè mi piace scrivere. Anzi, ho bisogno di scrivere: è il mio modo di sfogarmi.
E chissà, forse rileggendo i pensieri senza censura, forse un giorno mi capirò, e soprattutto apprezzerò quello che scrivo.
Chissà, forse un giorno qualcuno di voi commenterà e farò nuove amicizie.
Piacere di conoscervi.
Un giorno apprezzerò...
Non tanto perchè lo si legga, perchè voglio vantarmi, o perchè cerchi compagnia.
Ma perchè mi piace scrivere. Anzi, ho bisogno di scrivere: è il mio modo di sfogarmi.
E chissà, forse rileggendo i pensieri senza censura, forse un giorno mi capirò, e soprattutto apprezzerò quello che scrivo.
Chissà, forse un giorno qualcuno di voi commenterà e farò nuove amicizie.
Piacere di conoscervi.
Un giorno apprezzerò...
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