"non fare così sennò mi eccito", dice lei.
Un chiaro invito, penso io. Le continuo a sfiorare le natiche, facendole percepire il mio respiro, mentre mi annebbio del suo profumo di donna.
Lei cosa fa ? Spalanca le cosce.
Un altro chiaro invito.
Le tocco le labbra di velluto, per trovarle inaspettatamente e fottutamente lucide di umori.
Umori di tutto il corpo che si concentravano nella fessura, come un urlo ancestrale che sveglia l'animale che è in me.
"Chiavami", dice lei.
Erano mesi che non me lo chiedeva.
"Chiavami, ma non tu. Voglio il vibratore".
Erano semestri che non me lo chiedeva.
"Quale ?", le chiedo con un filo di voce, tra l'incredulo, l'eccitato e l'offeso.
"Quello gigante".
Avevo ragione io a tenerli sempre a lucido, sempre in esercizio, i giochini dello scrigno magico.
Lo presi in mano, altro che gigante. Era degno di un uomo con la U maiuscola. Una cosa enorme, neanche minimamente paragonabile a quello che, pulsante e duro, mi spuntava tra le gambe.
Si fa masturbare per qualche interminabile minuto.
Le piace si vede, lo capisco ancora quando parte.
Poi si ferma, apre gli occhi, e me lo strappa dalle mani.
Lo impugna e.. se lo infila tutto, avanti, indietro.
Vedo le sue labbra vibrare ogni volta che si muove, e lei inarcare la schiena, senza vergogna, convinta.
Aumenta la frequenza di vibrazione, e si abbandona alla libido solitaria.
Io al lume di candela, non posso fare altro che ammirare l'armonia del momento.
Ed impugnare il mio arnese per non restare solo.
Cazzo - masturbarsi al lume di candela: penso a quei pantaloni del listino prezzi di cui le ho parlato qualche giorno prima. Se li è guadagnati tutti.
Una scena trash, con un pizzico di ironia, e tanta trasgressione al seguito. Pure il giorno dopo.
Il ritorno della seconda primavera, o un flash nella notte ?
Chi se ne frega. Io me la son goduta. Pure lei.
1 commento:
Non c'è molto che possa unire più della lussuria complice. E che possa dividere di più.
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