Ok, ok.
Me la sono cercata.
Questa mattina attorno alle 11 è successo l'inaspettato.
Avevo pianificato tutto fino all'ultimo dettaglio.
Avevo avuto i tempo per farlo. La calma era stata la mia guida. Il distacco il mio maestro.
Il piano prevedeva che il pacchetto le fosse recapitato tramite una conoscenza.
Quel pacchetto, che aveva fatto qualche migliaia di chilometri, ma non in mani mie perchè se qualcuno lo avesse trovato tra le mie mani al ritorno in Italia sarebbe stato difficile da spiegare.
Lo avevo comprato con gioia. Ero stato parecchi minuti ad immaginare come sarebbero state riempite: avevo palpato i tessuti, provato l'elasticità, visto i pizzi e gustato i colori. Avevo goduto a fare un regalo.
Erano bellissime quelle mutandine da paura. Erano bellissime per il suo corpo, le sarebbero state divinamente.
Non sapevo dove fosse quando le avevo comprate, non sapevo se le avrebbe mai accettate. Non sapevo se le sarebbero piaciute.
Ma io avevo provato l'irrefrenabile voglia di comprargliele. Il piacere estetico del dono. Quello senza secondi fini, quello che si apprezza nell'atto del comprare, solo pensando alle emozioni che l'altro proverà nel riceverlo. Quello che si fa non perchè c'è un'occasione particolare, ma per il piacere di farlo.
Purtroppo da quando ero ritornato in Italia, non era mai capitato il momento opportuno.
Lei non si faceva vedere, era evanescente. Mi chiamava, mi scriveva, ma non mi voleva incontrare. Lo sapeva che se lo avesse fatto avremmo rischiato di ricadere nel turbine senza fine della spirale della lussuria, della trasgressione, quella che ti assorbe e che ti succhia la vita senza pietà, facendoti distrarre da tutto e da tutti.
La voglia di liberare il pachetto dal buio dell'armadio dove era stato accuratamente nascosto cresceva di giorno in giorno.
Poi un giorno lei mi mandò una mail. Di quelle che mi mandava una volta e ti cambiano. Trasportandomi nel suo mondo, ma dimenticandosi di darmi il biglietto di ritorno.
Era il momento di dare un senso all'aquisto. Di regalarle le emozioni che lei aveva donato a me nel comprarlo.
E così ho fatto ieri, tramite la conoscenza comune. Di sera, lo ha ricevuto. Ed è impazzita.
Tutto mi sarei aspettato da lei.
Una telefonata repentina "voglio scoparti per provarle con te". Magari.
Un vaffanculo in grande stile perchè certe regole non si violano.
Un silenzio snervante.
Un regalo per me.
Una mail di ringraziamenti e di saluti, o una mail inkazzatura e di saluti.
E invece no.
Lei si è superata come al suo solito.
E mi ha fatto tremare. Mi ha confuso, ma come non mi era successo mai.
Ha preso la macchina fotografica, le ha indossate, e si è fatta gli autoscatti.
Poi ha messo le foto sul pc e me le ha mandate.
Risultato: dal cliente, mentre ero tra i cazzi multipli: -blink- "you got mail".
Apro.
Due gambe da urlo.
Dritte dritte dritte.
E poi il mio dono, indossato con eleganza: neanche una piega.
Un colpo al cuore. Palpitazioni a mille. Sono dovuto uscire a prendere aria, avevo un'ansia addosso che mi strangolava.
Volevo essere io a fare le foto !
L'ho chiamata, ma non riuscivo a parlarle.
L'emozione era tanta che mi è venuto un nodo alla gola. Gli occhi mi si sono velati. Il cervello si è bloccato.
Ho dovuto terminare la telefonata.
Poi nel pomeriggio, alla quinta telefonata....
Ci siamo visti.
Però non è successo molto. Tante chiacchiere interessanti, perfino un paio di baci, mi fermava se mi avvicinavo.
Sembrava un pò confusa, un pò spaventata.
Poi invece verso la fine ci è andata giù duro: mi parlava mentre mi toccava.
Ma perchè lo fa ?
Perchè non si lascia andare ?
Perchè questa tortura ?
Io me la sarei scopata e sodomizzata per ore.
Ora ho gli ormoni al posto del sangue, il fuoco sotto la pelle, l'energia di mille stalloni nei muscoli, ma soprattutto un coso gigante che non vuole saperne di andare a dormire.
Fantastiche emozioni. E un pò di trasgressione.
Secondo me sono un pò masochista, ma mi piace.
Mi piace emozionarmi, mettermi in situazioni assurde, surreali, ma tanto vere.
Carpe diem.
Sono sereno, e questa è stata una G R A N D E giornata.
Me la sono cercata.
Questa mattina attorno alle 11 è successo l'inaspettato.
Avevo pianificato tutto fino all'ultimo dettaglio.
Avevo avuto i tempo per farlo. La calma era stata la mia guida. Il distacco il mio maestro.
Il piano prevedeva che il pacchetto le fosse recapitato tramite una conoscenza.
Quel pacchetto, che aveva fatto qualche migliaia di chilometri, ma non in mani mie perchè se qualcuno lo avesse trovato tra le mie mani al ritorno in Italia sarebbe stato difficile da spiegare.
Lo avevo comprato con gioia. Ero stato parecchi minuti ad immaginare come sarebbero state riempite: avevo palpato i tessuti, provato l'elasticità, visto i pizzi e gustato i colori. Avevo goduto a fare un regalo.
Erano bellissime quelle mutandine da paura. Erano bellissime per il suo corpo, le sarebbero state divinamente.
Non sapevo dove fosse quando le avevo comprate, non sapevo se le avrebbe mai accettate. Non sapevo se le sarebbero piaciute.
Ma io avevo provato l'irrefrenabile voglia di comprargliele. Il piacere estetico del dono. Quello senza secondi fini, quello che si apprezza nell'atto del comprare, solo pensando alle emozioni che l'altro proverà nel riceverlo. Quello che si fa non perchè c'è un'occasione particolare, ma per il piacere di farlo.
Purtroppo da quando ero ritornato in Italia, non era mai capitato il momento opportuno.
Lei non si faceva vedere, era evanescente. Mi chiamava, mi scriveva, ma non mi voleva incontrare. Lo sapeva che se lo avesse fatto avremmo rischiato di ricadere nel turbine senza fine della spirale della lussuria, della trasgressione, quella che ti assorbe e che ti succhia la vita senza pietà, facendoti distrarre da tutto e da tutti.
La voglia di liberare il pachetto dal buio dell'armadio dove era stato accuratamente nascosto cresceva di giorno in giorno.
Poi un giorno lei mi mandò una mail. Di quelle che mi mandava una volta e ti cambiano. Trasportandomi nel suo mondo, ma dimenticandosi di darmi il biglietto di ritorno.
Era il momento di dare un senso all'aquisto. Di regalarle le emozioni che lei aveva donato a me nel comprarlo.
E così ho fatto ieri, tramite la conoscenza comune. Di sera, lo ha ricevuto. Ed è impazzita.
Tutto mi sarei aspettato da lei.
Una telefonata repentina "voglio scoparti per provarle con te". Magari.
Un vaffanculo in grande stile perchè certe regole non si violano.
Un silenzio snervante.
Un regalo per me.
Una mail di ringraziamenti e di saluti, o una mail inkazzatura e di saluti.
E invece no.
Lei si è superata come al suo solito.
E mi ha fatto tremare. Mi ha confuso, ma come non mi era successo mai.
Ha preso la macchina fotografica, le ha indossate, e si è fatta gli autoscatti.
Poi ha messo le foto sul pc e me le ha mandate.
Risultato: dal cliente, mentre ero tra i cazzi multipli: -blink- "you got mail".
Apro.
Due gambe da urlo.
Dritte dritte dritte.
E poi il mio dono, indossato con eleganza: neanche una piega.
Un colpo al cuore. Palpitazioni a mille. Sono dovuto uscire a prendere aria, avevo un'ansia addosso che mi strangolava.
Volevo essere io a fare le foto !
L'ho chiamata, ma non riuscivo a parlarle.
L'emozione era tanta che mi è venuto un nodo alla gola. Gli occhi mi si sono velati. Il cervello si è bloccato.
Ho dovuto terminare la telefonata.
Poi nel pomeriggio, alla quinta telefonata....
Ci siamo visti.
Però non è successo molto. Tante chiacchiere interessanti, perfino un paio di baci, mi fermava se mi avvicinavo.
Sembrava un pò confusa, un pò spaventata.
Poi invece verso la fine ci è andata giù duro: mi parlava mentre mi toccava.
Ma perchè lo fa ?
Perchè non si lascia andare ?
Perchè questa tortura ?
Io me la sarei scopata e sodomizzata per ore.
Ora ho gli ormoni al posto del sangue, il fuoco sotto la pelle, l'energia di mille stalloni nei muscoli, ma soprattutto un coso gigante che non vuole saperne di andare a dormire.
Fantastiche emozioni. E un pò di trasgressione.
Secondo me sono un pò masochista, ma mi piace.
Mi piace emozionarmi, mettermi in situazioni assurde, surreali, ma tanto vere.
Carpe diem.
Sono sereno, e questa è stata una G R A N D E giornata.