domenica 20 aprile 2008

Lucida lama

Mi guardò dritto negli occhi.
Con quell'espressione da assatanata che avevo visto spesso nelle ore precedenti, filtrata solo dagli occhiali rettangolari che sfuocavano la linea fine dell'eyeliner, occhiali che però non la rendevano più dolce, anzi più aggressiva.
Tuttavia non era la solita espressione, era diversa.
Vidi che le spalle si abbassavano leggermente ma lentamente, come se si stesse rilassando, come se girasse la manopola del tempo per rallentarlo.
Non c'era più fretta: io non potevo scappare con le mani così legate da quella corda dura che più mi stringeva più mi risucchava nel suo vortice e più mi faceva sentire a mio agio.
Già sapevo che mi sarebbe rimasto il segno per ore, una piccola impercettibile valle rosa, un simbolo inconfondibile del possesso.
La corda era legata alla catena che teneva sospeso il letto.
Perchè si, non era una situazione normale.
Io la conoscevo da 48 ore ed ero già nella sua vita, nella sua stanza, tra le sue coperte, dentro il suo corpo, nella sua mente, degno rappresentante della perversione altrui.
L'espressione era diversa, dicevo.
Fu allora che smise di sorridere e vidi che abbassò lo sguardo tirando fuori leggermente la lingua come se volesse bagnarla con le labbra ed allo stesso tempo guardare la scena per gustarsela.
Distolse lo sguardo.
Si protraette verso l'esterno del letto, come volesse andarsene, ma vidi che stringeva il pugno sinistro tra le lenzuola, segno che stava per chinarsi al di sotto del letto sospeso per prendere qualcosa.
Prese un fodero di un coltello.
Lo portò al petto.
Mi guardò attraverso gli occhiali sporchi di pelle e sudore.
"Non ti farò del male."
Sapevo che era affascinata dai coltelli, "perchè sono freddi" mi aveva detto.
Il fodero ne conteneva due.
Estrasse quello grosso e se lo passò davanti alle labbra, poi sul seno.
Fissandomi tirò fuori la lingua passandola sulla nuda lama.
Il piercing strisciò inesorabile per tutta la sua lunghezza.
Non smise di fissare i miei occhi per un istante.
Diresse la lama verso di me, piatta.
In quel momento capì che potevo solo fidarmi di lei.
Capì anche che avevo una paura fottuta ed una eccitazione che mi stava trasformando il sangue nelle vene in ormoni puri. Pronti ad esplodere. Dovevo prenderla, costringerla. Doveva essere mia.
Perchè ero troppo nudo e sapevo che mi avrebbe usato di lì a poco. E infatti non ci volle molto.
Iniziò a strofinare la lama, piano piano, piatta, sulla sua clitoride.
Vidi che iniziava a lasciare la presa, che le sue palpebre si chiudevano piano per affievolire la luce.
Si stava masturbando con un coltello.
Staccò la mano destra dal metallo e mi strizzo i capezzoli forte.
Poi percorse il cammino verso il mio bacino, e dolcemente mi toccò il cazzo pulsante. Piano però, non era il momento di toccarmi.
Continuava a far viaggiare la lama sul suo corpo.
Alternava momenti di perdizione, con lucidità sadica durante la quale il mix di saliva e suoi umori che scivolavano sulla lama tiepida venivano spalmati sulle mie parti intime vogliose.
Io ancora non sapevo se dovevo essere spaventato o se ero al sicuro.
Mi stava toccando con una cazzo di lama. Un colpo netto, un affondare la punta nella carne, e sarei stato davvero nei guai.
Nonostante il turbinio di sentimenti assurdi... mi godevo lo spettacolo di una situazione insolita e forte. Perchè si, mi fidavo.
Continuò a toccarsi e a toccarmi seguendo i suoi porci comodi, finchè decise di concentrare la minaccia sul mio petto e di sedersi con il mio cazzo piantato bene dentro il suo ventre.
Il suo bacino era mosso da una furia aliena, le sue mani accorte con il coltello, la sua mente su di un altro pianeta.
Non capì quante volte venne, forse neanche una, ma io non connettevo più. Di sicuro non si staccò dal mio coltello di carne, lo circondò, lo risucchiò, se lo godette con ampi movimenti pelvici.
Il tempo passò.
In un istante di limpidezza non riuscì a fermare le mie contrazioni.
Mi slegò solo quando le mie pulsazioni piene di liquido caldo si esaurirorono.
Lei capì subito quando mi stavo rilassando - la mia faccia non mente quando sono così indifeso.
Rimise il coltello nel fodero e si abbandonò sul mio petto.
"Non l'ho mai fatto con nessuno".

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