Quando l'amante supera talmente tanto in lussuria e perversione la moglie, che si fa ?
Si pretende lo stesso trattamento ??
Si chiede alla moglie di superare i propri limiti convinti che poi comunque la selezione naturale fa il resto ?
E se invece si evita il confronto ?
Giusto, evitare il confronto: ognuno può dare secondo coscienza, mai forzare le persone a meno che non siano consenzienti.
Evitare il confronto.
Sdoppiare le situazioni.
Sdoppiare la vita stessa.
Trovare il giusto equilibrio.
Salute.
giovedì 24 aprile 2008
domenica 20 aprile 2008
Lucida lama
Mi guardò dritto negli occhi.
Con quell'espressione da assatanata che avevo visto spesso nelle ore precedenti, filtrata solo dagli occhiali rettangolari che sfuocavano la linea fine dell'eyeliner, occhiali che però non la rendevano più dolce, anzi più aggressiva.
Tuttavia non era la solita espressione, era diversa.
Vidi che le spalle si abbassavano leggermente ma lentamente, come se si stesse rilassando, come se girasse la manopola del tempo per rallentarlo.
Non c'era più fretta: io non potevo scappare con le mani così legate da quella corda dura che più mi stringeva più mi risucchava nel suo vortice e più mi faceva sentire a mio agio.
Già sapevo che mi sarebbe rimasto il segno per ore, una piccola impercettibile valle rosa, un simbolo inconfondibile del possesso.
La corda era legata alla catena che teneva sospeso il letto.
Perchè si, non era una situazione normale.
Io la conoscevo da 48 ore ed ero già nella sua vita, nella sua stanza, tra le sue coperte, dentro il suo corpo, nella sua mente, degno rappresentante della perversione altrui.
L'espressione era diversa, dicevo.
Fu allora che smise di sorridere e vidi che abbassò lo sguardo tirando fuori leggermente la lingua come se volesse bagnarla con le labbra ed allo stesso tempo guardare la scena per gustarsela.
Distolse lo sguardo.
Si protraette verso l'esterno del letto, come volesse andarsene, ma vidi che stringeva il pugno sinistro tra le lenzuola, segno che stava per chinarsi al di sotto del letto sospeso per prendere qualcosa.
Prese un fodero di un coltello.
Lo portò al petto.
Mi guardò attraverso gli occhiali sporchi di pelle e sudore.
"Non ti farò del male."
Sapevo che era affascinata dai coltelli, "perchè sono freddi" mi aveva detto.
Il fodero ne conteneva due.
Estrasse quello grosso e se lo passò davanti alle labbra, poi sul seno.
Fissandomi tirò fuori la lingua passandola sulla nuda lama.
Il piercing strisciò inesorabile per tutta la sua lunghezza.
Non smise di fissare i miei occhi per un istante.
Diresse la lama verso di me, piatta.
In quel momento capì che potevo solo fidarmi di lei.
Capì anche che avevo una paura fottuta ed una eccitazione che mi stava trasformando il sangue nelle vene in ormoni puri. Pronti ad esplodere. Dovevo prenderla, costringerla. Doveva essere mia.
Perchè ero troppo nudo e sapevo che mi avrebbe usato di lì a poco. E infatti non ci volle molto.
Iniziò a strofinare la lama, piano piano, piatta, sulla sua clitoride.
Vidi che iniziava a lasciare la presa, che le sue palpebre si chiudevano piano per affievolire la luce.
Si stava masturbando con un coltello.
Staccò la mano destra dal metallo e mi strizzo i capezzoli forte.
Poi percorse il cammino verso il mio bacino, e dolcemente mi toccò il cazzo pulsante. Piano però, non era il momento di toccarmi.
Continuava a far viaggiare la lama sul suo corpo.
Alternava momenti di perdizione, con lucidità sadica durante la quale il mix di saliva e suoi umori che scivolavano sulla lama tiepida venivano spalmati sulle mie parti intime vogliose.
Io ancora non sapevo se dovevo essere spaventato o se ero al sicuro.
Mi stava toccando con una cazzo di lama. Un colpo netto, un affondare la punta nella carne, e sarei stato davvero nei guai.
Nonostante il turbinio di sentimenti assurdi... mi godevo lo spettacolo di una situazione insolita e forte. Perchè si, mi fidavo.
Continuò a toccarsi e a toccarmi seguendo i suoi porci comodi, finchè decise di concentrare la minaccia sul mio petto e di sedersi con il mio cazzo piantato bene dentro il suo ventre.
Il suo bacino era mosso da una furia aliena, le sue mani accorte con il coltello, la sua mente su di un altro pianeta.
Non capì quante volte venne, forse neanche una, ma io non connettevo più. Di sicuro non si staccò dal mio coltello di carne, lo circondò, lo risucchiò, se lo godette con ampi movimenti pelvici.
Il tempo passò.
In un istante di limpidezza non riuscì a fermare le mie contrazioni.
Mi slegò solo quando le mie pulsazioni piene di liquido caldo si esaurirorono.
Lei capì subito quando mi stavo rilassando - la mia faccia non mente quando sono così indifeso.
Rimise il coltello nel fodero e si abbandonò sul mio petto.
"Non l'ho mai fatto con nessuno".
Con quell'espressione da assatanata che avevo visto spesso nelle ore precedenti, filtrata solo dagli occhiali rettangolari che sfuocavano la linea fine dell'eyeliner, occhiali che però non la rendevano più dolce, anzi più aggressiva.
Tuttavia non era la solita espressione, era diversa.
Vidi che le spalle si abbassavano leggermente ma lentamente, come se si stesse rilassando, come se girasse la manopola del tempo per rallentarlo.
Non c'era più fretta: io non potevo scappare con le mani così legate da quella corda dura che più mi stringeva più mi risucchava nel suo vortice e più mi faceva sentire a mio agio.
Già sapevo che mi sarebbe rimasto il segno per ore, una piccola impercettibile valle rosa, un simbolo inconfondibile del possesso.
La corda era legata alla catena che teneva sospeso il letto.
Perchè si, non era una situazione normale.
Io la conoscevo da 48 ore ed ero già nella sua vita, nella sua stanza, tra le sue coperte, dentro il suo corpo, nella sua mente, degno rappresentante della perversione altrui.
L'espressione era diversa, dicevo.
Fu allora che smise di sorridere e vidi che abbassò lo sguardo tirando fuori leggermente la lingua come se volesse bagnarla con le labbra ed allo stesso tempo guardare la scena per gustarsela.
Distolse lo sguardo.
Si protraette verso l'esterno del letto, come volesse andarsene, ma vidi che stringeva il pugno sinistro tra le lenzuola, segno che stava per chinarsi al di sotto del letto sospeso per prendere qualcosa.
Prese un fodero di un coltello.
Lo portò al petto.
Mi guardò attraverso gli occhiali sporchi di pelle e sudore.
"Non ti farò del male."
Sapevo che era affascinata dai coltelli, "perchè sono freddi" mi aveva detto.
Il fodero ne conteneva due.
Estrasse quello grosso e se lo passò davanti alle labbra, poi sul seno.
Fissandomi tirò fuori la lingua passandola sulla nuda lama.
Il piercing strisciò inesorabile per tutta la sua lunghezza.
Non smise di fissare i miei occhi per un istante.
Diresse la lama verso di me, piatta.
In quel momento capì che potevo solo fidarmi di lei.
Capì anche che avevo una paura fottuta ed una eccitazione che mi stava trasformando il sangue nelle vene in ormoni puri. Pronti ad esplodere. Dovevo prenderla, costringerla. Doveva essere mia.
Perchè ero troppo nudo e sapevo che mi avrebbe usato di lì a poco. E infatti non ci volle molto.
Iniziò a strofinare la lama, piano piano, piatta, sulla sua clitoride.
Vidi che iniziava a lasciare la presa, che le sue palpebre si chiudevano piano per affievolire la luce.
Si stava masturbando con un coltello.
Staccò la mano destra dal metallo e mi strizzo i capezzoli forte.
Poi percorse il cammino verso il mio bacino, e dolcemente mi toccò il cazzo pulsante. Piano però, non era il momento di toccarmi.
Continuava a far viaggiare la lama sul suo corpo.
Alternava momenti di perdizione, con lucidità sadica durante la quale il mix di saliva e suoi umori che scivolavano sulla lama tiepida venivano spalmati sulle mie parti intime vogliose.
Io ancora non sapevo se dovevo essere spaventato o se ero al sicuro.
Mi stava toccando con una cazzo di lama. Un colpo netto, un affondare la punta nella carne, e sarei stato davvero nei guai.
Nonostante il turbinio di sentimenti assurdi... mi godevo lo spettacolo di una situazione insolita e forte. Perchè si, mi fidavo.
Continuò a toccarsi e a toccarmi seguendo i suoi porci comodi, finchè decise di concentrare la minaccia sul mio petto e di sedersi con il mio cazzo piantato bene dentro il suo ventre.
Il suo bacino era mosso da una furia aliena, le sue mani accorte con il coltello, la sua mente su di un altro pianeta.
Non capì quante volte venne, forse neanche una, ma io non connettevo più. Di sicuro non si staccò dal mio coltello di carne, lo circondò, lo risucchiò, se lo godette con ampi movimenti pelvici.
Il tempo passò.
In un istante di limpidezza non riuscì a fermare le mie contrazioni.
Mi slegò solo quando le mie pulsazioni piene di liquido caldo si esaurirorono.
Lei capì subito quando mi stavo rilassando - la mia faccia non mente quando sono così indifeso.
Rimise il coltello nel fodero e si abbandonò sul mio petto.
"Non l'ho mai fatto con nessuno".
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martedì 8 aprile 2008
La femmina dei colori
"La mia stanza profuma ancora del nostro tempo assieme, un misto di sesso e zucchero. E' un forte odore. Ho cercato di evitare i miei amanti perchè voglio cullarmi il tuo profumo per lungo tempo, per farlo penetrare meglio, per fissare la memoria dei nostri peccati senza mischiare con quello degli altri. Per la prima volta, mi sento davvero soddisfatta"
Inizia così un lungo ping pong di email con la mia nuova fiamma di sesso, quella che mi tiene lontano da un pò da questo blog e da tutto il mondo attorno a me.
Sono completamente immerso in questa interazione fatta di emozioni e lussuria che è inizata qualche settimana fa con tre notti lunghissime, la scopata di una vita, dove perversione, ardore e passione si sono mischiate molto pericolosamente.
La mia femmina dei colori è stata catturata. Con passi sicuri e senza indugi.
Portata in poche ore ad un livello di disinibizione al quale io stesso non sono abituto.
Più volte la situazione mi è sfuggita di mano: sono partito per la tangente.
Ancora ora dopo settimane non trovo il tempo di respirare.
Il fango lurido della perversione mi soffoca.
E mi piace.
Mi piace anche preparare con lucidità lo spettacolo che sta per venire.
La cattura della preda.
L'uso del suo corpo e della sua mente.
Per superare i propri limiti, compiacendosi dell'impresa che diventa obsoleta in un secondo.
La scopata della mia vita.
Il percorso della vita parallela si è compiuto.
Per avere due vite serene e complementari.
Complicate sì, ma serene.
Inizia così un lungo ping pong di email con la mia nuova fiamma di sesso, quella che mi tiene lontano da un pò da questo blog e da tutto il mondo attorno a me.
Sono completamente immerso in questa interazione fatta di emozioni e lussuria che è inizata qualche settimana fa con tre notti lunghissime, la scopata di una vita, dove perversione, ardore e passione si sono mischiate molto pericolosamente.
La mia femmina dei colori è stata catturata. Con passi sicuri e senza indugi.
Portata in poche ore ad un livello di disinibizione al quale io stesso non sono abituto.
Più volte la situazione mi è sfuggita di mano: sono partito per la tangente.
Ancora ora dopo settimane non trovo il tempo di respirare.
Il fango lurido della perversione mi soffoca.
E mi piace.
Mi piace anche preparare con lucidità lo spettacolo che sta per venire.
La cattura della preda.
L'uso del suo corpo e della sua mente.
Per superare i propri limiti, compiacendosi dell'impresa che diventa obsoleta in un secondo.
La scopata della mia vita.
Il percorso della vita parallela si è compiuto.
Per avere due vite serene e complementari.
Complicate sì, ma serene.
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